Durante l’estate 2001 si cerca di fare il possibile per riportare il tanto amato calcio a Torre Annunziata, anche se bisogna partire da categorie minori.
Felicio Ferraro e Guglielmo Ricciardi, convincono l’imprenditore vomerese Dario Pasquariello a portare a Torre Annunziata l’Internapoli. Nasce così l’InterSavoia, che disputa il campionato di Eccellenza.
La società è in ritardo rispetto alle altre compagini, ma in pochissimo tempo si costruisce un’autentica corazzata ammazza-campionato. Arrivano giocatori quali Vitiello, Bagnara, Loreto, Ianniello, Riccardo e il bomber Tommaso De Carolis. In panchina siede Billone Monti.
L’InterSavoia, dopo un inzio difficoltoso, sospinto da almeno tremila tifosi, che ogni domenica assiepano le gradinate del Giraud, conquista la testa della classifica senza lasciarla fino alla fine del campionato, dopo un bel testa a testa col Pomigliano.
Approdati nel massimo campionato interregionale, ritorna la vecchia denominazione, la nuova società si chiamerà S.S. Savoia.
Per il campionato 2002-2003, in panchina la dirigenza chiama Alberto Urban, ex calciatore di Turris e Genoa. Arrivano alla corte del nuovo mister, voluti fortemente dal nuovo ds Raffaele Sepe, Bucciarelli, Rogazzo, Giusti, Giulio Russo, Carnevale, Sgambati e Mazziotti. Giocatori di tutto rispetto per una serie D, ma al Savoia mancherà sempre il super-bomber che con le sue reti avrebbe dovuto traghettare i bianchi nel calcio che conta; così dopo aver conquistato la testa della classifica, sconfiggendo al Giraud il Vigor Lamezia, il Savoia inizia a perdere colpi, fino ad uscire anche dalla zona play-off, che quasi sicuramente avrebbe garantito un ripescaggio tra i professionisti.
A stagione in corso Urban viene sostituito da Pierino Cucchi; ma la musica non cambia, neanche quando nel pieno caos societario, si mette alla guida della squadra Gugliemo Ricciardi, lo spogliatoio non è più compatto e il campionato scivola via senza grosse emozioni.
La stagione 2003-2004 vede il ritorno del ds Ferraro, si sceglie come allenatore Mario Pietropinto, un lusso per la categoria. Con lui arrivano Ferrara, Balestrino, Rosario Majella, Astarita, Amato, Ottobre, Tessitore, e colui che tornerà ad essere un idolo della curva sud, Sossio Aruta. Gli addetti ai lavori candidano il Savoia come squadra ammazza-campionato.
Intanto Pasquariello, in cerca di soci, viene affiancato dal dinamico farmacista torrese Nazario Matachione, che spinto dal ds Ferraro, entra prima col 15% per poi arrivare al 50%.
Il Savoia disputa un buon campionato, ma paga l’handicap di partenza, quando dopo 5 partite, con soli 4 punti racimolati, Pietropinto viene sostituito da Andrea Chiappini. La vittoria del campionato diventa una chimera e dopo il pareggio sul neutro di Isola Liri contro il Calcio Potenza, ci si concetra esclusivamente sui play-off. Le vespe di Castellammare intanto vincono il campionato e tornano in C2. Il Savoia gioca gli spareggi per essere inseriti nella graduatoria ripescaggi. Nella semifinale di andata, i bianchi battono la Casertana 1-0, gol del baby Majella. A Caserta, in un clima infernale, la gara inziata in ritardo per scontri sul campo e sugli spalti, viene vinta dalla Casertana 3-1, ma la Lega Dilettanti, per i fatti accaduti, decide di dare la partita persa per 0-3 ad entrambe, e in virtù della vittoria di andata, i bianchi passano in finale. Savoia – Calcio Potenza, andata di finale, si gioca sul neutro di Lamezia Terme e a porte chiuse. Ottobre e Aruta firmano un netto 2-0. Il ritorno a Potenza preferiamo non raccontarlo. I bianchi vengono “maltrattati” in campo, e sugli spalti tanto che ai tifosi vengono riservati solo 250 biglietti. Il Savoia perde 3-1 ed è costretto ad un nuovo anno in D.
Nazario Matachione non ci sta e per la stagione successiva ingaggia il direttore generale Nicola Pannone, soprannominato il “Moggi” della serie D, impegnato ora su due fronti: a Castellammare in C2 e a Torre Annunziata in D. Entrano in società anche Vincenzo Coscia ex responsabile del settore giovanile del Napoli e Francesco Floro Flores, imprenditore di Capri che decide di affiancare Matachione dopo che Pasquariello aveva dato forfait nella stagione precedente, inoltre al nome Savoia viene di nuovo affiancato il leggendario 1908. La denominazione cambia ancora, da questo momento in poi la società di piazzale Gargiulo si chiamerà F.C. Savoia 1908.
Si costruisce un autentico “squadrone”. Arrivano i giovani ex Napoli Afeltra, Sileno e Iorio, promesse del futuro, e i due bomber che nella passata stagione in due hanno collezionato ben 43 reti, Ingenito e Monaco. Senza dimenticarsi di Baylon, Cerrato, Baganra, Ottobre, Tessitore, Di Bonito e successivamente Marra, Vitagliano, Martino e Ianniello. Insomma una squadra che poteva benissimo disputare un ottimo campionato di C2. Ma alla fine è ancora play-off. Il Real Marcianise di Boccolini domina dalla prima all’ultima giornata il campionato, e i bianchi risultano terzi dietro anche al sorprendente Sorrento. Chiappini non è riuscito mai a dare gioco e continuità alla squadra e viene sostituito da Guglielmo Ricciardi. Quest’ultimo dopo poche partite lascia la guida del Savoia. Ritorna Chiappini, che non farà altro che ripetere gli stessi errori, e sarà richiamato di nuovo Ricciardi, insomma si assiste ad un’autentica “commedia” messa in scena da una caotica società che non riesce mai a trovare “il bandolo della matassa”. Ritornando al calcio giocato dopo lo zero a zero al Giraud contro la capolista Marcianise, ancora una volta il Savoia è costretto a concentrarsi sugli spareggi post-season.
Eliminata in semifinale la Sangiuseppese (and. 1-1, rit. 4-1), dell’ex Pietropinto, il Savoia affronta il giovane Sorrento di Pino La Scala in finale.
Si gioca prima al Giraud, per il miglior pizzamento del Sorrento. I bianchi sotto di un gol, trascinati dagli 8000 del Giraud e da un super Ingenito, brillante solo nel finale di stagione, ribaltano all’ultimo respiro il risultato. Il 2-1 dell’andata fa ben sperare per il ritorno. A Sorrento, il Savoia viene incitato da ben 2000 supporters, che al vantaggio di Di Bonito, esplodono di una gioia incontenibilie. Ma alla fine è ancora delusione. Il Sorrento vince 3-1, e per il Savoia sono tempi bui.
Eppure un pubblico così non merita sicuramente tale categoria e tali umiliazioni, ma almeno la curva sud non ha perso.
Il dopo Sorrento fa alzare un grosso polverone societario.
Matachione vuole lasciare, ma nel caso nessuno si faccia avanti e pronto a formare una squadra di giovani.
Dopo alcune settimane dalla messa in vendita della società, nella serata del primo luglio 2005 Matachione ricede la società al suo vecchio socio Pasquariello affiancato ora da imprenditori facenti parte della Lega Azzurra (che a suo tempo doveva salvare il Napoli).
Si parla di un grande futuro, una solida società, ma si arriva ad agosto senza acquisti e con tante cessioni di lusso.
I tifosi rivedono lo spettro del 31 luglio 2001, ma per fortuna a differenza di allora l’iscrizione al campionato è stata adempiuta grazie all’interessamento dell’imprenditore Salvatore Righi, che entra in società al 33%.
I tifosi decidono così di scendere in piazza a manifestare la loro rabbia con uno striscione che recita “Giù le mani dal Savoia”.
Gli ultras chiedono rispetto e soprattutto trasparenza nella gestione societaria.
Dopo alcuni giorni, entra in società Mario Moxedano, l’eroe della serie B, ma macchiatosi di una delle pagine più brutte della storia del Savoia: il fallimento.
Rirtorna in qualche modo una ventata di entusiasmo e si inziano a muovere i primi passi, anche se l’organigramma societario è ancora un mistero.
Arrivano con Moxedano, Vitagliano, Verolino, Mazzeo, Mercurio, Scala, Granozi, Alberto Savino con precedenti in A e B, e giovani di grosso spessore come Carbonaro e Ciampà, oltre i fedelissimi Baylon e Cerrato, al quale si aggiunge un gradito ritorno di Andrea Martino e Nunzio Majella. La squadra è affidata al promettente tecnico Ranko Lazic, che tanto bene aveva fatto nella passata stagione a Lavello, e con lui arrivano a Torre Annuziata il portiere De Blasio, Piscopo e Manco.
La fretta di vincere tutto e subito non porta ai risultati voluti. Lazic viene esonerato, al suo posto arriva una vecchia conoscenza: Livio Maranzano, capace di battere il record negativo del tecnico serbo. Vanno via pezzi pregiati quali Verolino, Mazzeo, Granozi, Martino e Majella, ma a gennaio c’è il ritorno in maglia bianca di capitan Marasco. La squadra viene affidata nuovamente a Ranko Lazic, ma gli ennesimi risultati negativi, fanno navigare il Savoia in piena zona play-out. Lazic si dimette e la squadra viene affidata all’allenatore in seconda Franco Mango, altra vecchia gradita conoscenza.
A dieci gare dal termine, il baffuto coach con una serie impressionante di risultati positivi, tira fuori il Savoia dalle sabbie mobili dei play-out. La salvezza viene completata nell’ultima giornata a Bitonto, con un gol al 94′ di Rudy De Paola, prelevato dal Lecco nel mercato di rafforzamento.
A fine stagione Mario Moxedano e Fabrizio Bouchè lasciano il Savoia per i continui contrasti con la tifoseria oplontina e il comune di Torre Annunziata per la gestione dello stadio.
Il Savoia riparte da zero. A capo della società, ritorna la famiglia Farinelli, artefice della promozione in C2 nel ’90.
La nuova avventura inizia con un Savoia a fari spenti e la squadra viene affidata al tecnico Paolo Anastasio.
Il Savoia parte subito forte e già dalle prime giornate i bianchi si insediano nelle zone alte di classifica. Alla prima di ritorno gli oplontini sono addirittura secondi ad una sola lunghezza dal Neapolis dell’ex Moxedano. Le prodezze del fantasista Francesco Pinto e i ‘miracoli’ del portiere biancoscudato Silvano Romagnini sono il simbolo della sorpresa Savoia. Qualcosa all’interno della società sembra però non funzionare più, iniziano ad emergere i primi problemi economici e il Savoia perde posizioni importanti in classifica. Paolo Anastasio rassegna le sue dimissioni con la squadra in piena zona play-off. Al suo posto viene chiamato Massimo Agovino a sette giornate dal termine del torneo. A fine campionato si raggiunge comunque un obiettivo ad inizio stagione inimmaginabile: i play-off. Dopo la semifinale vinta per 1 a 0 al “Novi” di Angri grazie al gol messo a segno da Claudio De Rosa, il Savoia esce sconfitto ma a testa alta dalla finale del “De Simone” di Siracusa. Per i tifosi torresi resta comunque una stagione da incorniciare.
L’annata successiva sembra iniziare nel migliore dei modi. Il duo Farinelli-Balzano affiancato dalla triade composta dagli avv. Azzurro e Lafranco e dal dott. Malacario promettono al pubblico torrese un campionato da vertice. Il calcio mercato comincia alla grande, arrivano alla corte di Agovino calciatori del calibro di Incoronato e Solimene, oltre le riconferme illustri di Scognamiglio, Abate, Costantino e De Rosa. Tutti però sapevano che a questo Savoia mancava qualcosa ma nonostante ciò si parte per il nuovo campionato. Dopo la telenovela ritiro, il Savoia non riesce ad andare oltre il pari alla prima di campionato. La sconfitta dopo sette giorni contro un mediocre Venosa fa esplodere la contestazione degli ultras che pretendono da subito la testa di Massimo Agovino. In sei giornate il Savoia totalizza il magro bottino di 5 punti, troppo pochi per una squadra che a detta dei dirigenti mirava al salto di categoria. Dopo la scottante sconfitta di Aversa va di scena una nuova telenovela societaria dal titolo “Le dimissioni fantasma di Agovino”.
Il tecnico oplontino forzato dalla società rassegna le dimissioni ma senza rescindere mai il contratto. Si apre quindi la parentesi Aita, l’allenatore calabrese che in tre gare raccoglie soli due punti e in assenza di garanzie da parte di una società orami a secco di risorse economiche, preferisce andar via. Il buio più totale incombe sul Savoia calcio nell’anno del centenario.
Il lunedì successivo al pareggio interno col Sapri, ecco spuntare nuovi soci: Luigi Giannatiempo e Michele Palladino, acquistano il 28% delle quote del Savoia calcio dando inizio ad un mese di vittorie e spettacolo. Sulla panchina viene richiamato Massimo Agovino nella settimana in cui l’impegno per i bianchi sembra proibitivo. In casa della capolista Barletta gli oplontini sfoderano la migliore prestazione del campionato e vincono 0 a 2. Si continua con la vittoria contro il fanalino di coda Lavello, il pari di Somma Vesuviana e le vittorie contro Matera e Brindisi. Il Savoia si porta ad un passo dai play-off. La cura Giannatiempo funziona, ma l’eliminazione dalla Coppa Italia agli ottavi scombussola qualcosa. Il Savoia non riesce più a vincere e con un sol punto raccolto in quattro gare ritorna in zona play-out. Nell’ultima gara dell’anno i tifosi torresi giunti nella fredda Francavilla espongono uno striscione chiaro e conciso:”Giannatiempo mandali via tutti” a dimostrazione che in società non si va sicuramente d’amore e d’accordo.
Il presidente Giannatiempo nonché socio di maggioranza del Savoia calcio promette:”Quest’anno pensiamo a salvarci, il Savoia edizione 2008-2009 sarà rivoluzionato sia come squadra che come società e sicuramente punterà ai palcoscenici che competono al suo blasone”.