Al termine di Latina-Savoia, raggiugiamo a bordo campo il patron Alfonso Mazzamauro che commenta la finale play off, fa un bilancio del campionato appena concluso e parla finalmente di futuro.
IL BILANCIO – Sulla stagione appena terminata, il massimo esponente del sodalizio torrese non ha parole entusiaste.
“Eravamo partiti per vincere il campionato ma abbiamo trovato sul nostro percorso squadre che ci hanno dato filo da torcere. Nel complesso non posso essere soddisfatto”.
La parentesi Chianese ha compromesso quanto meno il piazzamento finale dei bianchi. Cosa ne pensa?
“Nel calcio i se non portano a nulla. Però devo ammettere che sono d’accordo con la vostra riflessione. Probabilmente avremmo potuto raccogliere molti più punti che ci avrebbero consentito di chiudere in seconda posizione giocando la finale in casa”.
LA FINALE – Riflessione diversa sui 120’ del “Francioni” dove i bianchi hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, sfiorando l’impresa.
“Questa partita lascia un po’ di amaro in bocca. Abbiamo preso un gol su una furbata del Latina, forse irregolare. I padroni di casa hanno concluso la gara col 5-4-1 e questo ci fa onore perché significa che ci hanno temuto fino alla fine”.
IL FUTURO – Il patron è possibilista sulla permanenza a Torre Annunziata anche per il prossimo anno.
“Amo questa città e adoro questo fantastico pubblico, con i tifosi devo essere sincero. Se dovessero esserci modi e mezzi per andare avanti, io continuerò la mia avventura al Savoia. Il nostro pubblico e la nostra società non meritano questa categoria. Lo staff tecnico che ha il Savoia non lo ha nessuno in Italia”.
UN ALTRO ANNO IN D – Con la mancata impresa di Latina, il Savoia resterà quasi sicuramente in serie D.
“Purtroppo si, ma se dovesse aprirsi una finestra sono pronto a fare domanda di ripescaggio”.
IL SALUTO AI TIFOSI – Prima di lasciare lo stadio, Mazzamauro incontra i tifosi accorsi a Latina che lo invocano a gran voce. A loro il presidente ribadisce quanto dichiarato pochi minuti prima, cementando di fatto il patto di ferro con la città.
(Giovanni Caracciolo)