Nell’impossibilità, causa restrizioni Covid, di poter incontrare direttamente mister Giovanni Ferraro (nella foto) per la prima conferenza dal suo arrivo sulla panchina dei bianchi, l’area comunicazione ha dato modo alla stampa di inviare quesiti al neo tecnico. Sono emersi interessanti spunti dalla parole dell’ex allenatore della Casertana.
MOTIVAZIONI AL TOP – Torre Annunziata è una piazza che per molti addetti ai lavori non si rifiuta a prescindere. Cosa l’ha portata ad accettare questa sfida considerando che la vetta è lontana ben 12 punti ed un ambiente deluso dalle prestazioni della squadra e che punta già alla programmazione per la prossima stagione?
“Ho accettato questa sfida con grande entusiasmo, credo fosse l’occasione giusta al momento giusto per me. Questa è una piazza gloriosa, storica, con un pubblico esigente, è un piacere e un onore poter sedere su questa panchina per me. E’ chiaro che non dobbiamo sottrarci alle pressioni, anzi. Sono arrivato con grandissime motivazioni, tanta voglia e tanta rabbia. Per me l’aspetto motivazionale è tutto, in una piazza che con il lavoro giorno dopo giorno sono sicuro mi potrà far dimostrare tutte le mie capacità. L’obiettivo sarà riportare un po’ di entusiasmo ai nostri tifosi, per renderli orgogliosi di noi. Dobbiamo pensare domenica per domenica, senza frenesia. Per noi il futuro è adesso, ci stiamo giocando tutti qualcosa di importante”.
Mister, si è detto che non tutti i giocatori ‘sentono’ l’importanza della maglia che indossano anche per l’assenza del pubblico. Lei ha ‘fame’ di Savoia dai tempi del Vico Equense. Ritiene di poter inculcare in tutti la sua ‘voglia’ di Savoia e il significato di questa casacca?
“Sicuramente. Io sono un allenatore che punto molto sulle motivazioni lo ripeto. Per me la motivazione e avere un motivo per fare qualcosa di bello e importante. Rappresentare questa città e indossare questa maglia è un grande motivo per fare bene, ora sta a noi mettere in azione con i fatti quelle che sono le nostre intenzioni e i nostri auspici. Io sono un uomo di campo, mi piace lavorare con grande umiltà e voglio vincere sul campo che nel calcio è l’unico giudice supremo”.
Ferraro chiarisce il concetto di leader.
Il concetto di leader per me è un concetto molto astratto. Noi abbiamo calciatori importanti nello spogliatoio, ma la cosa importante è essere leader tutti insieme. Dobbiamo ragionare come un gruppo: uniti e compatti. Leader non deve essere una parola fine a se stessa, questi ragazzi hanno grandi mezzi umani e tecnici, devono esserne consapevoli. I nostri leader devono essere il lavoro e i risultati. E’ arrivato il momento di portare a casa punti”.
14 FINALI – Lei arriva in un momento della stagione nel quale l’obiettivo apertamente dichiarato dalla società, il primo posto, è ormai di fatto compromesso se non irrimediabilmente andato. Come pensa di tenere alte le ambizioni ed il morale della squadra?
“Bisogna capire che ognuno di noi da mercoledì si gioca il proprio futuro in 14 partite. Questa deve essere l’ambizione. Tutti vedranno l’operato dei calciatori e il mio. Dobbiamo essere consapevoli di questo, qui siamo tutti sotto esame. Io ho aspettato con ansia l’occasione giusta e credo che Torre Annunziata possa esserlo. Ringrazio la famiglia Mazzamauro, il direttore generale Giovanni Rais, il direttore tecnico Marco Ferrante e il direttore sportivo Emanuele Righi per aver pensato e scelto me. Ringrazio inoltre sia mister Aronica che mister Chianese per il lavoro che hanno svolto. Adesso tocca a me”.
I membri del suo staff tecnico – sebbene siano professionisti di assoluta esperienza e innegabili capacità – non hanno mai lavorato al suo fianco. Pensa che potrebbero esserci delle difficoltà, almeno nei primi tempi, a trovare l’intesa giusta e a far loro apprendere i suoi metodi di allenamento?
“Assolutamente no. Con Pasquale Ottobre abbiamo giocato insieme, già lo conoscevo e quindi è stato facile trovare un ottimo feeling. E’ una fortuna averlo con me, stesso vale per Tonino Barbera. Uomo disponibile e di sani principi. Allena la Juniores ed è giusto che sia a contatto con noi e al nostro fianco. Gallo anche lo conoscevo e l’ho sempre ritenuto molto umile, lavora con voglia e disponibilità. Salsano sicuramente farà carriera, ha esperienze importanti alle spalle. Dispongo di uno staff medico sempre presente e disponibile, oltre che di un organigramma societario che si compone di figure umanamente e professionalmente qualificate e di primissimo livello”.
ALLEGRIA COME MEDICINA – In riferimento ai deludenti risultati delle ultime partite e alla quantità industriale di palle-gol sprecate, ho avuto la sensazione che in particolare nell’ultimo mese la squadra non si divertisse più e che accusasse uno strano blocco mentale capace di condizionarla negativamente negli ultimi 20 metri. In questi pochi giorni di lavoro quali carenze hai riscontrato nei giocatori?
“Al di là degli ultimi 20 metri, in generale, in effetti la squadra aveva perso un po’ di fiducia, ma questo è dovuto anche alla mancanza di risultati che nel calcio sono fondamentali. E’ importante far ritrovare il sorriso a questi ragazzi, perché in qualsiasi posto di lavoro l’allegria è la miglior medicina. Quindi piano piano stiamo ritrovando anche quello. Abbiamo iniziato un percorso che credo potrà portarci delle soddisfazioni. Io voglio che i ragazzi stiamo bene e siano felici di venire al campo ad allenarsi”.
Come pensa di risolvere l’astinenza al gol. Qual è il suo modulo preferito e a prima vista quale può essere la soluzione ai mali del Savoia?
“Non ho un modulo preferito, l’importante sarà mettere i calciatori nelle migliori condizioni di esprimersi. La squadra è composta da elementi importanti, giocatori che non scopro certo io. Arrivo in corsa e sono il terzo allenatore della stagione, devo far rendere al meglio questa squadra. L’unica soluzione è il lavoro, serio. Sono io che mi dovrò adattare alle caratteristiche dei calciatori”.
(Redazione)