La L.N.D. potrebbe essere pronta a ‘sospendere’ il campionato per la salvaguardia della salute dei propri tesserati. Il sentiment che in questo momento sembra prevalere è quello di procedere alla sospensione per tutto il mese di marzo. L’anticipazione è stata acquisita e registrata dalla nostra redazione che già con la sua ‘inchiesta’ sui gironi ‘G’, ‘H’ ed ‘I’ ha evidenziato come l’ampia maggioranza dei club non vuole tornare in campo il 22 marzo a porte chiuse ma preferisce procrastinare lo stop fino al 3 aprile.
NUOVO DECRETO COVID-19 – Dal decreto ministeriale (http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/DPCM_20200308.pdf) che oggi sarà in Gazzetta Ufficiale, divenendo così legge, la Lombardia ed altre 14 province di Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Marche saranno sottoposte a misure altamente restrittive con il divieto di partenza ed arrivo per e da altre parti del territorio nazionale. Sul fronte sport permane, in quelle zone, la possibilità di giocare le partite di calcio professionistiche (A, B, C) solo a porte chiuse, sospensione fino al 3 aprile per i campionati dilettantistici. Sulla scia di queste notizie, il presidente della F.I.G.C. Gabriele Gravina ha ipotizzato, in caso di contagio di un solo atleta o staff la sospensione anche delle tre principali serie. Anche Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori ha chiesto di sospendere i campionati. Insomma richieste bipartisan che potrebbero quindi coinvolgere tutto il calcio italiano, con la D a fare da apripista.
IL CONSIGLIO DI LEGA – La decisione del Comitato Interregionale della L.N.D. di sospendere l’intera 27a giornata, pur nascendo dalla necessità di ‘comprendere’ la fumosità delle norme contenute nel decreto governativo sul Covid-19, relativamente alla prescrizioni per le società sportive, ha di fatti rappresentato una volontà interlocutoria in attesa di maggiore chiarezza che con il decreto di questa notte sembra aver dato una ulteriore spinta all’applicazione di misure di rigore. Non a caso domani a Roma è stato indetto un Consiglio direttivo straordinario della L.N.D. nel quale si prenderà atto dell’attuale situazione, si valuteranno ovviamente le richieste delle società, vi sarà interlocuzione con i singoli Comitati regionali, si arriverà così ad un comunicato (dovrebbe arrivare nella giornata di martedì) con il quale si ufficializzerà la sospensione di tutti i 9 gironi del campionato Nazionale Dilettanti fino a venerdì 3 aprile 2020.
I MOTIVI DELLA SOSPENSIONE – Le motivazioni che fanno prevalere la possibile sospensione del campionato sono molteplici. In primis causa limitazioni nelle zone ‘rosse’ per l’epidemia del Covid-19, ampliate ad una intera regione d ad altre 14 province ai sensi del nuovo decreto ministeriale, i gironi ‘A’, ‘B’, ‘C’, ‘D’ ed ‘F’ restano fermi. C’è il Fanfulla, ad esempio, squadra del lodigiano, con 8 giocatori residenti in zona rossa, che non si allena dal 22 febbraio. Per questi gironi la sospensione è quindi automatica. Ed allora perché gli altri gironi dovrebbero giocare a porte chiuse? Da qui la forte pressione di tantissimi presidenti degli altri raggruppamenti (alcuni dei quali abbiamo sentito nella nostra inchiesta) che si sono schierati a favore della sospensione. A questo si aggiunge la tutela degli atleti. Emblematiche le parole del presidente del Sorrento (girone H), Giuseppe Cappiello: “Contrasti di gioco, interventi, esultanza, tutti elementi potenzialmente a rischio che non vengono presi in considerazione. Per questo dico di pensare alla tutela sanitaria e rinviare il campionato facendo finire la stagione qualche settimana dopo”. In gioco non c’è solo la necessità di preservare l’incolumità dei tifosi, ci sono anche i calciatori, gli arbitri, gli staff, gli addetti ai lavori. A tutto ciò si aggiunge che l’utilizzo di tamponi ed altri strumenti sanitari nei singoli comuni sono di competenza dei sindaci i quali, per priorità di tutela della salute pubblica, potrebbero non rendere disponibili questi strumenti ai giocatori che non accusano sintomi, preferendo ovviamente cittadini con situazioni più delicate. Sta di fatto poi che i presidenti, quali datori di lavoro, hanno la responsabilità diretta nella tutela della salute dei propri sottoposti (diritto del lavoro), pertanto i massimi dirigenti sarebbero soggetti al concreto rischio di sanzioni qualora emergessero criticità di ordine sanitario. Infine non dimentichiamo l’aspetto economico. I presidenti che abbiamo ascoltato hanno unanimemente dichiarato che le porte chiuse costituiscono un danno. Il patron della Torres, Sechi le ha metaforicamente definite: “Un delitto per il calcio”, perché privare le società dilettantistiche degli incassi costituirebbe un’ulteriore mazzata alle casse per niente floride della stragrande maggioranza delle società.
Insomma decidere per la sospensione sembra una soluzione corretta, trasparente, di tutela per l’intero movimento calcistico dilettantistico, ponendo come elemento primario la salute. Ed è proprio su questa linea che sembra indirizzata la Lega Nazionale Dilettanti.
(Rodolfo Nastro)