Per appena quattro mesi nel Savoia targato Giannatiempo-Ferraro, Sergio La Cava (nella foto), subentrato a Massimo Agovino, lascerà il posto al suo secondo Nunziata con l’onorevolissimo score di dieci partite, una sola sconfitta con l’Aversa, ventuno punti in carniere ed una squadra lanciata verso la zona play-off; solo una dirompente crisi societaria con conseguenti dimissioni dei vertici ivi compreso l’allenatore, ne frenerà il passo costringendo all’abbandono un tecnico che, con mano sapiente ed i giusti innesti, aveva saputo motivare la squadra poi costretta all’ordinaria amministrazione del centro classifica.
IL ‘QUASI’ DOPPIO EX – Domenica prossima, sarebbe potuto essere l’ex da battere essendo stato ad un passo dalla panchina del San Tommaso. E invece…
“…Ci siamo lasciati con immutata stima reciproca. Al San Tommaso non c’erano i presupposti per poter concretizzare alcune mie idee ed ho preferito non continuare la trattativa. Al momento della chiamata, mi sono ritrovato con una squadra diversa da quella che conoscevo e di cui facevano parte Tedesco ed Acampora, giocatori di categoria ed a me conosciuti. A Corigliano tuttavia, ho visto una squadra reattiva e mi sono convinto che con due o tre elementi si sarebbe potuto centrare l’obiettivo”.
Per La Cava il San Tommaso è mancato in fase di progettazione della categoria.
“Da uomo di calcio, mi sia consentito di dire loro, che non hanno calcolato le difficoltà che un torneo di serie D comporta. La quarta serie non ha nulla a che fare con l’Eccellenza; qui, incontri realtà come Savoia, Palermo, Licata, Acireale, squadre solide, con società organizzate e che per anni hanno militato in serie superiori; qui, ti ritrovi con un girone di ritorno che è un altro campionato dove chi deve raggiungere obiettivi di prima importanza si rinforza ulteriormente, chi punta a salvarsi lavora in quest’ottica sfruttando la pausa natalizia per amalgamare i nuovi innesti. Il San Tommaso deve puntare alla salvezza ma così com’è attualmente può andare incontro a seri problemi. E, lo dico da avellinese, me ne dispiacerebbe molto”.
UNO FISSO – Per domenica dunque, uno fisso?
“Pronostico secco. Spiace dirlo, ma pensare che il San Tommaso possa fare risultato a Torre Annunziata significa essere incompetenti. Se il Savoia perde punti con i grifoni vuol dire che non ha la forza di poter vincere il campionato e tutto quello che ha fatto sinora serve solo alle statistiche. E poi, mettendomi nei panni di Parlato, sono certo che preparerà la partita da par suo e non guarderà altro che alla vittoria soprattutto dopo un’impresa come quella con l’Acireale”.
SAVOIA VS PALERMO – A suo parere in cosa differiscono Palermo e Savoia?
“Se vogliamo guardare a livello psicologico, di squadra e di piazza, nonostante Palermo sia una grande del calcio italiano,devo dire che Torre Annunziata non è seconda a nessuna. Per me il Savoia ha qualcosa in più, e non lo dico per campanilismo, bensì perché lo penso realmente. Con gli ultimi innesti, compreso De Vena, credo che il Savoia in questo momento sia la squadra più forte. I bianchi sono una compagine dal gran carattere, al di là delle doti tecniche; lo si è visto in più occasioni con reazioni che solo un undici forte può mettere in campo. Diciamo che il Palermo è partito pensando di viaggiare da solo ma alle prime difficoltà è andato un po’ in confusione. Il Savoia invece, è più “mentalizzato” per la categoria. Sul campo non ho dubbi su quale sta meglio”.
Insomma, proprio nessun punto debole per il Savoia?
“Penso all’allenatore, che sa come si vince e dunque ha la capacità di gestire la situazione, guardo alla piazza, e mi rendo conto che all’ombra del Giraud è difficile avere paura”.
IL RIMPIANTO – Rimpianti per la sua carriera?
“Mi sarebbe piaciuto allenare in un contesto importante con diciotto Uomini, con la U maiuscola, ed in tranquillità; penso che avrei riportato ottimi risultati. Mi piace il lavoro che faccio e non lo dico per presunzione, ma a livello tattico, mi sento di sfidare anche gente di serie A.”
Detto del Savoia che ritiene la favorita, si può salvare il San Tommaso?
“Si. Ma devono giocare quelli che meritano, con adeguati rinforzi soprattutto avanti, ed alla morte contro chiunque, soprattutto in casa e anche se si chiamano Palermo. Ventidue, venticinque punti possono bastare per arrivare anche ai play-out da giocarsi tra le mura amiche che è condizione essenziale per chiudere in bellezza centrando l’obiettivo”.
Domenica pomeriggio vedrà la sfida?
“Quasi certamente sarò al Giraud e non nego che sarà una grande emozione perché l’atmosfera che sa offrire quello stadio con i propri tifosi non ha apri da nessuna parte”.
(Matteo Potenzieri)