Torrese doc, tifoso del Savoia ma calciatore di professione e dunque… va dove ti porta l’ingaggio, giustamente. Antonio Guarro (nella foto), da due stagioni al Sorrento, anima del club costiero cui non lesina parole al miele: “Da quando gioco a calcio, e non è da ieri, non ho mai visto una società come questa e non parlo solo dal punto di vista della tranquillità finanziaria: organizzazione, attenzione verso i calciatori, cura verso tutti gli aspetti legati alla gestione sportiva sono veri e propri fiori all’occhiello di cui il Sorrento calcio può e deve andar fiero”.
UNA SCELTA DI VITA – Forse è questo uno dei motivi che ti ha fatto scegliere sempre la Campania calcistica, fatta salva la comunque breve parentesi Melfi?
“Assolutamente no (ride ndr). Ne ho viste di cotte e di crude, il Sorrento è un’eccezione e aggiungo, purtroppo. Per quanto concerne la mia carriera, si è trattato di una scelta di vita, ho preferito scientemente non abbandonare la mia regione. Pensa che quando sono stato a Melfi facevo praticamente il pendolare”.
IL SAVOIA NEL CUORE – Dopo diverse stagioni da difensore puro e dunque con poche reti all’attivo, sei esploso con il Savoia dove in tre stagioni hai messo a segno la bellezza di 59 reti. Dove nasce questo exploit?
“Da un modulo iper-offensivo che mi ha consentito di giocare più avanzato entrando molto nel vivo del gioco. Sono stati anni fortunati di cui vado molto fiero anche perché scendevo in campo con la maglia della squadra della mia città.”
Il gol più bello e quello più importante.
“Li racchiudo in una sola marcatura: la doppietta in Coppa Italia con l’Agropoli vinta per due a uno che ci regalò il primo trofeo del genere nella storia della società”.
Trentatre anni e non sentirli. Vuoi seguire la strada già tracciata dal tuo amico Francesco Scarpa?
“Mi diverto ancora. Sin quando il fisico reggerà sarò ancora lì, in mezzo al campo, con la stessa voglia di un ragazzino. Intanto, ringrazio mister Guarracino che mi ha regalato una seconda giovinezza”.
Una macchia: fuori rosa nel Savoia di Todisco, perché?
“Me lo chiedo ancora oggi. Dopo la sconfitta con la Caivanese, mi chiamano intorno alla mezzanotte di quel sabato per comunicarmi l’allontanamento salvo poi ripensarci meno di ventiquattro ore dopo. Si parlò di un presunto litigio con mister Grimaldi in realtà mai avvenuto ma probabilmente il vero motivo era che, in qualità di capitano, più volte avevo sollecitato la società al pagamento degli stipendi, soprattutto ai più giovani”.
ORA IL SORRENTO – A proposito di giovani, a Sorrento fai da chioccia?
“Praticamente si, con De Angelis siamo i più anziani ma è un ruolo che non mi dispiace, anzi”.
Dove può arrivare questo Sorrento?
“Non ci poniamo limiti, viviamo alla giornata pensando solo ed esclusivamente alla partita successiva. Guardiamo alla salvezza da raggiungere prima possibile ma non abbiamo un vero e proprio traguardo da perseguire”.
Da torrese, come hai vissuto la partita di Coppa con la Turris?
“In verità, non ci ho pensato affatto. Sono solo contento per la bella prova offerta e per il meritato passaggio del turno”.
Le tossine di Coppa possono influenzare il match di domenica con il Savoia?
“Non credo. Abbiamo una rosa completa e il mister sa cosa fare anche nell’alternare tutti”.
Che partita ti aspetti?
“Sarà una bella gara tra due squadre che lotteranno per la vittoria senza tatticismi esasperati. Da parte nostra venderemo cara la pelle, è nel nostro dna”.
E se Guarro segna che succede?
“Prego, non ho capito.”
E se Guarro segna che succede?
“Come? Non capisco….”.
….e ci si saluta ridendo.
(Matteo Potenzieri)