Nel mondo del calcio da un quarto di secolo, settecento e passa panchine al suo attivo, dodici campionati giovanili vinti, per altri dodici le squadre da lui allenate hanno raggiunto i play-off. Marco Miserini (nella foto) può essere definito senza ombra di dubbio, un vero e proprio guru della pedata campana a livello under ma anche, come vedremo, uno studioso di tecnica calcistica. E non ha disdegnato le panchine dei “grandi”, seppur con risultati alterni. Con lui parliamo di questo e dell’Albanova, sua ex squadra, prossima avversaria dei bianchi.
L’ESONERO DELL’ALBANOVA – Miserini, vogliamo parlare dell’unico allenatore al mondo che ha accettato di buon grado l’esonero?
“Diciamo che il dopo Savoia (sesto posto finale ad un passo dai play-off, ndr) mi ha dato numerose possibilità di scelta. Ho sposato la causa Albanova perché ho creduto fortemente nel progetto propostomi dalla nuova società che, con l’acquisizione del titolo del Gladiator, ha portato, dopo anni, Casal di Principe in Eccellenza. Il grande entusiasmo, l’intenzione di puntare alla salvezza soprattutto attraverso un programma incentrato sui giovani non poteva non convincermi. Purtroppo, dopo appena qualche settimana c’è stato un clamoroso dietro-front a mio avviso anche pilotato. Ma come, puntiamo su una squadra di under in linea con quanto deciso, lavoriamo per quello, e poi mi vedo arrivare un gruppo di over? Da quel momento, e siamo appena a settembre, abbiamo tre punti in classifica e ci siamo qualificati ai sedicesimi di Coppa Italia dilettanti, gli stage e la Juniores stanno dando buoni risultati, sento che si sta “preparando” l’addio a Miserini. Che, puntuale, arriva dopo la sconfitta con l’Hermes Casagiove, terza di campionato. Ma è un esonero che accetto di buon grado, non è l’Albanova che intendevo io e per la quale avevo accettato l’incarico. Certo, mi dispiace per l’esonero, il primo dopo venticinque anni di carriera, ma anche perché con la gente si era instaurato un bel feeling. Purtroppo è andata così e non possiamo farci nulla. Auguro comunque tutto il bene possibile al club e alla nuova compagine societaria (Corvino, ex presidente della Casertana è il nuovo numero uno dell’Albanova, con lui il diggì Guglielmo Accardi, ndr), perché possa in fretta guadagnare posizioni tranquille in classifica”.
L’AVVERSARIO – Che squadra è l’Albanova?
“E’ evidente che sono in una forte crisi di risultati (un punto nelle ultime sette partite con Potenza in panchina, ndr). In verità, pur essendo ancora un tesserato per quella società, per ovvie ragioni non li ho più seguiti da vicino, tuttavia, da una valutazione che mi sono fatta leggendo le cronache, posso dire che è una squadra in miglioramento; nonostante le sconfitte, ha fatto bene sia con il Portici che con il Casalnuovo. Non sono un undici da sottovalutare e sono sicuro che Fabiano e Bianco non lo faranno, ma sono partite delicate dove occorre massima concentrazione. E attenzione anche al terreno di gioco in erba naturale”.
Che opinione si è fatta del girone A?
“Ad inizio stagione avevo pronosticato cinque squadre inserendo anche Sessana e Casalnuovo per la qualità degli organici. Su tutti, Savoia ed Afragolese, con il Portici immediatamente dietro ma con la possibilità di poter dare fastidio anche perché, dopo l’ottima stagione appena conclusa, hanno ulteriormente rafforzato la rosa con elementi di qualità e giocano in un ambiente tranquillo e con una società seria. Ad un terzo del torneo, dico che è proprio il Portici la maggiore antagonista del Savoia che rimane la squadra favorita. A tal proposito, importantissima a mio avviso, sarà proprio la sfida al Giraud in programma tra breve. In generale, è il torneo più difficile degli ultimi dieci anni perché vedo in giro molti team competitivi e bisogna sudarsela con tutti”.
IL PASSATO AL SAVOIA – L’anno scorso Miserini ha vissuto in prima persona la tormentata stagione del Savoia.
Chi e dove si è sbagliato?
“C’è stata indubbiamente molta confusione a livello societario. Gestire il Savoia non è cosa facile e si è peccato in esperienza. L’addio di Felicio Ferraro poi, ha sancito una rottura che ha fatto da preludio a tutto quello che è successo in seguito. Occorreva maggiore chiarezza con la piazza spiegando che si stavano costruendo le premesse per vincere, magari non subito, ma in un futuro immediato. Il fatto che ad un certo punto in società non ci fossero più torresi ha pesato molto in quanto è venuta a mancare quella figura di “mediatore” che poteva dispensare consigli e tenere legata la squadra alla città di cui, in fondo, la squadra stessa è l’espressione sportiva. Il caos mediatico seguito alle sonore e consecutive sconfitte con Portici, Caivanese ed Ercolano ha fatto il resto. Per fortuna non abbiamo mollato e, nonostante tutto, tra mille difficoltà, siamo riusciti a portare a termine il torneo senza penalizzazioni anche grazie al fatto che le squadre giovanili non sono state lasciate al proprio destino anzi, hanno ottenuto il bel traguardo dei play-off”.
Cosa ha tratto da questa esperienza?
“Mi crede se le dico che mi sento legatissimo a Torre! Con il Savoia ho vissuto il vero calcio nonostante 25 anni di panchina. Le emozioni che ti regala il Giraud e la gente sono ineguagliabili. E poi, questo club ti regala tanta visibilità, è sempre una grande vetrina a prescindere dalla categoria. Ritengo di aver lasciato un buon ricordo per quello che ho seminato con i ragazzi ma anche per il rispetto che da parte mia ho avuto per la piazza: quando mi sono assunto la responsabilità di guidare il dopo Sosa, senza stipendi, senza maglie, con una squadra indebolita, lontano dallo stadio di casa, in un contesto da sfacelo, ho sempre pensato che comunque guidavo il Savoia a prescindere da tutto e che sia io che la squadra dovessimo sempre dare il massimo possibile pur costandoci molto in tutti i sensi”.
CAMPANIA POCO FELIX – Perché è difficile portare avanti progetti legati ai giovani in Campania?
“Bella domanda. Pur da tanti anni nel giro, solo in un breve frangente, con la “Pasquale Foggia” insieme a Lino (Foggia, ex calciatore di Cagliari, Sampdoria e Lazio e fondatore dell’omonima società dilettantistica, ndr), abbiamo avuto il tempo e la possibilità di lavorare bene con ottimi risultati anche in termini di vittorie (la Coppa Campania, ndr). Qui paghiamo l’insufficienza di strutture adeguate, ma anche una scarsissima cultura nella costruzione dei giovani coi quali, si dovrebbe sapere, occorre tanta pazienza. Altra cosa negativa è la miriade di scuole calcio, molte delle quali operano solo per la retta mensile e comunque per un esclusivo fine economico. Fortunatamente, c’è ancora qualcuno che ci prova, perché ci crede o per necessità vista la crisi del calcio nostrano, e da qualche tempo i risultati cominciano a vedersi con giovani stabilmente in prima squadra o ceduti a club importanti”.
IL SUO LIBRO – Forse, pochi sanno che Miserini è anche autore di libri di tecnica sportiva. Suoi sono “Principi e sviluppi della fase offensiva” e “Cinquanta e più esercitazioni tattiche per la fase offensiva”.
Ne vogliamo parlare?
“Ho fatto anche questa esperienza e ne sono contento perché credo sia un efficace tentativo di fornire un contributo alla crescita generale del movimento. Ho altre idee nel cassetto e chissà che non le realizzi quest’anno, visto che ho molto tempo a disposizione. Scherzo, in realtà, mi mancano molto il campo e gli spogliatoi”.
IL FUTURO – Cosa c’è nel futuro di Miserini?
“Allenare sempre. Ma non disdegnerei anche altri incarichi purchè compatibili con i miei impegni professionali. In verità, qualche contatto c’è già stato ma, come detto, sono ancora un tesserato dell’Albanova e dunque…”.
(Matteo Potenzieri)