L’AVVERSARIO. Majella: “Il Savoia, un bellissimo ricordo” L’attaccante ha vestito la maglia bianca nella stagione 2003/04. Oggi è al Mondragone: “L’anno scorso era sul punto di tornare ma ho seguito il mio intuito ed ho rifiutato”

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majella2Mondragone-Savoia ci offre lo spunto per ascoltare un altro illustre ex in maglia bianca. Dopo Rinaldi e Cariello, sulla strada del Savoia Rosario Majella (nella foto).

L’INIZIO A GENOVA – Dalle giovanili del Nola, il salto alla Sampdoria e la maglia azzurra Under 14 e Under 15. Si sarebbe aspettato di più dal club ligure?

“Assolutamente no. Non serbo nessun rimpianto per quella che comunque ritengo una bella esperienza. In fondo, ogni giocatore fa il percorso che merita e poi, all’epoca, i settori giovanili erano strutturati in maniera completamente diversa da oggi e si faceva più fatica a farsi notare ed emergere”.

PASSATO SAVOIA – Al Savoia, Lei ha colto le due facce del calcio: la positiva con un’ottima prima stagione che le è valsa il rispetto e la considerazione di pubblico e società, la negativa, legata ad un serio infortunio.

“Verissimo. Il primo anno, nonostante il problema fisico, ho chiuso benissimo mettendo a segno undici reti in un ambiente che mi ha trasmesso molto affetto regalandomi sensazioni estremamente positive. La possibilità di poter continuare a giocare a Torre è stata un attestato di stima nei miei confronti ma la ricaduta mi ha praticamente impedito di poter rispondere sul campo alla vicinanza della società e della gente”.

Lei ha vissuto da vicino gli incidenti di Caserta e la partita-farsa di Potenza. Cosa ricorda (semifinale e finale play-off stagione 2003-2004)?

Quel Savoia era un’ottima squadra e certo non si è lasciata intimorire dal clima infuocato delle due partite. A Potenza sul terreno di gioco si è assistito ad una battaglia più che ad una partita di calcio. Degli incidenti di Caserta noi ed i nostri tifosi fummo vittime di qualcosa di già preparato.  Nonostante tutto, ripeto, credo che abbiamo dimostrato non solo di non essere inferiori ma anche di non aver paura di nessuno”.

GOLEADOR DI RAZZA – Oltre duecento gol in serie D ma in terza serie si è visto poco. Perché?

“Probabilmente mi sono affermato tardi per poter preferire la serie superiore. Molto meglio allora una D da protagonista che una C da comprimario. L’ unica strada buona sarebbe potuta essere quella di una riconferma dopo un buon campionato. Ad Avellino, sinceramente, ci ho creduto quando alla grande rimonta ed ai play-off persi è seguito il ripescaggio. Ma non è stato così”.

Oggi, la sua realtà si chiama Mondragone.

E’ stata una mia precisa scelta. Alle soglie dei trentasei anni ho preferito restare vicino casa anche perché dirigo una scuola calcio a Pianura. E poi, la società è composta di persone serie, tutti ne parlano bene, dunque…”.

UN TUFFO AL CUORE – Domenica c’è il Savoia: un passato troppo lontano o ci sarà sempre il tuffo nel cuore?

L’anno scorso sono stato ad un passo dal ritorno e ne sarei stato felicissimo. Fortunatamente, ho seguito il mio intuito e ho rifiutato. I fatti mi hanno dato ragione. Ma il Savoia rimane sempre un bellissimo ricordo e l’emozione di trovarmi di fronte alla maglia bianca ci sarà sempre. Durerà un attimo però, il mio oggi si chiama Mondragone e devo lottare per questi colori”.

(Matteo Potenzieri)





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