L’AVVERSARIO. Ecco la Neapolis del presidente-allenatore La Peccerella E’ un caso anomalo, una stessa persona gestisce club e squadra. “Nessuna mercificazione dei colori, solo uomini che lottano per la maglia”. Da Moxedano e Mike Bongiorno, quanti aneddoti

http://www.solosavoia.it/2016/09/08/lavversario-ecco-la-neapolis-del-presidente-allenatore-la-peccerella/

la peccerellaE’ tempo di campionato. Sabato prossimo, al Centro Kennedy di Napoli, il Savoia è di scena contro la Neapolis, squadra del presidente-allenatore Armando La Peccerella (nella foto), persona davvero singolare nel suo modo di intendere il variegato mondo del pallone.

UN PERSONAGGIO UNICO – Nel calcio di oggi, quello delle pay-tv, dei contratti milionari, degli sponsor, Armando La Peccerella, deus ex machina della Neapolis, non c’entra nulla, ancorato com’è a quelle vecchie idee che tanto piacciono ai tifosi e zero ai “padroni del vapore”: la divisa orgogliosamente indossata come un simbolo delle proprie radici, uomini veri che giocano e sudano per quei colori. Un calcio marziano si direbbe. Non dalle parti del centro Kennedy. Ma andiamo con ordine.

PRESIDENTE-ALLENATORE – Presidente e allenatore, un binomio inusuale. A cosa si deve?

“La società nasce per gioco, un mio desiderio che mio padre accolse nel solco di quello che era il suo obiettivo di sempre: il recupero dei valori e della cultura napoletana. Dunque, nessuna mercificazione dei colori e tantomeno gente che guardasse al contratto più che ai principi ispiratori del club bensì uomini che lottassero su un rettangolo di gioco per la maglia e per il simbolo che essa rappresenta. Va da sé che per papà la maglia stessa fosse “l’uniforme”. E come dimenticare il suo parlare in tedesco e latino negli spogliatoi? Il suo motto era  “Vis unita fortior”, la forza unita è più forte, vale a dire  la forza individuale aumenta se si unisce con altre forze, pensieri e parole oggi impensabili in questo contesto calcistico. La mia sconfinata passione per il calcio mi portò a misurarmi in panchina e da lì ad assumere il doppio ruolo dopo la scomparsa di mio padre”.

I colori sociali, grigio e giallo dunque, hanno un particolare significato.

“Sono i colori delle uniformi indossate dai soldati sudisti durante la guerra di secessione americana del 1861-65”.

Allenatore per trasporto ma anche talent-scout. I suoi successi?

“Certamente Donald Agu, centrocampista di origini nigeriane che ha giocato nell’Eintracht Francoforte, Bundesliga tedesca. Recentemente poi, abbiamo trasferito i giovani Malasomma e Russo al Napoli e De Palma all’Ischia. Tengo a precisare che si tratta di cessioni a titolo gratuito in quanto, sempre nello spirito del nostro club, il tutto è finalizzato alla carriera dei ragazzi per i quali noi speriamo di essere stati un buon trampolino di lancio”.

Ha mai considerato anche la sola ipotesi di misurarsi su altre panchine?

“In verità ho allenato il Gladiator ma si è trattato solo di una parentesi nel rispetto dei principi e della volontà di mio padre. La stessa cosa è valsa per mio fratello Claudio che ha rinunciato ad offerte di club di LegaPro in qualità di dirigente”.

LA QUERELLE CON MOXEDANO – Due Neapolis, una, l’originale, ai Camaldoli, l’altra a Mugnano. Da qui una disputa.

Ci racconta della querelle con Mario Moxedano?

“Si è trattato di una disputa legale dovuta al fatto che il signor Moxedano aveva denominato la sua squadra con lo stesso nome – Neapolis – già regolarmente registrato da mio padre presso il Tribunale di Napoli. Con il patrocinio dell’avv. Chiacchio siamo giunti ad un risarcimento nei nostri confronti e ad un accordo secondo cui è possibile utilizzare il nome “Neapolis” purchè preceduto da una qualsiasi locuzione, ad esempio, Real , Atletico, Sporting e così via”.  

I LIMITI – Quali limiti si pone la sua società?

“Praticamente nessuno. E’ lecito sognare. Del resto siamo partiti nel 1991 dalla Terza categoria e con la stessa matricola siamo arrivati fino all’Eccellenza. Perché fermarci?”.

Dall’alto del suo modo “diverso” di intendere il calcio, come giudica realtà travagliate come quella del Savoia? Dove si sbaglia e cosa si può fare a suo giudizio?

“L’amore e la grande passione degli sportivi torresi verso la propria squadra a mio modo sono gestiti malissimo. Sarebbe necessario un progetto che coinvolgesse i giovani ma anche uno stretto collegamento tra club e territorio. Con tifosi così e una sinergia tra tutte le componenti locali, si potrebbe arrivare molto, molto lontano”.

CAMPIONE CON MIKE BONGIORNO – Mi tolga una curiosità: ma l’Armando La Peccerella vincitore di ben 172 milioni al “Telemike” di Canale 5 nel 1991 rispondendo a domande su Maradona, è lei?

“Si. Diego è stata un’altra delle mie passioni. Lo seguivo dai tempi del Boca Juniors, ricordo tutto di lui e ancora oggi. Tra amici, raccolgo le sfide che mi lanciano sulle sue gesta”.

INIZIA IL CAMPIONATO – Sabato c’è il debutto in campionato. Venite da un ripescaggio. A che punto siete ed a cosa ambite?

L’obiettivo è quota 40 punti, per noi sarebbe come vincere il torneo. Certo, quest’estate abbiamo avuto proposte di fusione e sponsor che volevano legare il proprio marchio alla nostra società, avremmo potuto farlo rinforzandoci a dovere, ma avremmo rinnegato la nostra IDEA del calcio. Preferiamo restare con i nostri ragazzi”.

Le sue candidate alla serie D?

Savoia e Portici nell’ordine con Mariglianese ed Afragolese come outsider”.

Avete perso in Coppa Italia con una squadra di Promozione (2-0 dalla Nuova Ischia, ndr). Quanto può influire questa sconfitta?

“Parlerei di risultato bugiardo. Siamo incappati in due buchi difensivi. Col Savoia sarà un’altra storia: affronteremo i bianchi con altra determinazione anche consapevoli di qualche loro criticità che non svelo”.

(Matteo Potenzieri)





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