Conquistare il rispetto di una piazza calda come Torre Annunziata non è da tutti. Le ultime vicissitudini dell’ormai ex O.P. Savoia divenuto Ponticelli ne sono la testimonianza più evidente. Sembrano davvero lontani anni luce i comportamenti dell’attuale allenatore e giocatori che stridono con la signorilità ed i valori profondi che hanno contraddistinto il gruppo dello scorso campionato. Su tutti Aldo Papagni (nella foto) e Raffaele Gragnaniello, entrambi passati a ‘rivali’ storiche ma capaci di ricevere attestati di stima e gratitudine comunque. Ed è proprio con il neo tecnico della Cavese che SoloSavoia.it ha realizzato un’intervista ‘speciale’, di quelle sentite. Dalle parole del professore di Bisceglie tanta saggezza ed un profonda reprimenda a Sosa ed ai giocatori che fino a qualche domenica fa indossavano, senza merito, la maglia bianca.
TRASPORTO TOTALE – Cinque mesi sulla panchina del Savoia, una retrocessione sul campo studiata a ‘tavolino’ dalle alte sfere del calcio ma una maglia ed un vessillo portati con onore fino all’ultimo minuto della vittoria sul Messina al Giraud.
Per Papagni è un tuffo nel recente passato ricco di emozioni e sensazioni.
“Quanti ricordi. Lo dico senza piaggeria: Torre Annunziata mi è entrata nel cuore e resterà sempre con me. L’affetto che ho provato per questa piazza va al di la di tutto. Io, i ragazzi ed i collaboratori che sono stati con noi fino alla fine, abbiamo lavorato gratuitamente, dimostrando che si può fare calcio con valori”.
IL SELFIE DELLA VERGOGNA – Le parole di Papagni riecheggiano da insegnamento a Roberto Sosa, suo collega solo sulla carta ma ben lontano dall’umanità e dalla professionalità di Aldo Papagni. Basti solo pensare che lunedì sera durante la trasmissione dedicata al Napoli, cui l’argentino è ospite fisso, Sosa ha accennato alla vittoria contro il Casagiove, parlando con estrema superficialità di Savoia, forse perché se avesse detto Ponticelli l’ironia avrebbe preso la meglio. Sabato scorso l’allenatore, i giocatori e qualche ‘dirigente’ del momento hanno ben pensato di immortalarsi con un selfie postato immediatamente su facebook, a festeggiare una vittoria senza identità, un felicità assoluta, non rispecchiando il dolore di una città.
All’allenatore pugliese chiediamo di commentare il selfie di sabato scorso.
“Non vi va di esprimere un giudizio, dico solo che probabilmente queste persone non hanno compreso cosa significhi indossare questa maglia e portare con onore questo storico vessillo. Ho allenato in piazze molto clade come Taranto, Andria, Benevento e Cava ed in ognuno di questi posti ho acquisito la passione comune. A Torre in un momento tragico della storia della loro squadra, sull’orlo del fallimento, i tifosi si sono compattati con noi per onorare fino alla fine l’impegno sul campo”.
Papagni parla di rispetto.
“Bisogna capire che noi abbiamo una doppia responsabilità perché ogni parola, ogni comportamento, assume un significato profondo. A Torre abbiamo lavorato in un ambiente ferito a morte dall’imminente fallimento, ma siamo andati avanti con rispetto ed onore. Questo mi va di dire a chi fa altro”.
IL SALUTO DI UN TIFOSO – Papagni in questi giorni ha ricevuto da Torre unicamente attestati di stima, nonostante sia passato alla Cavese, rivale sportiva dei bianchi.
L’allenatore ci racconta un episodio particolare.
“Non sono presente su facebook, in questo periodo ho seguito il Savoia leggendo il vostro sito. Due giorni fa dopo l’annuncio del mio nuovo incarico un tifoso (Antonio Cavallaro ndr) ha contattato mia figlia ed io tramite lei gli ho risposto. Quella è stata l’ennesima dimostrazione che in questa città ho lasciato tanto di me stesso”.
UN GIORNO… – Papagni ha lasciato un conto ‘in sospeso’ sul campo. Il Suo Savoia è stato retrocesso d’ufficio a seguito dell’assurda decisione del Collegio di Garanzia del CONI che diede via libera alla Reggina per disputare i play out.
Il tecnico ricorda quella assurda situazione e si lascia andare ad una promessa.
“Mi è dispiaciuto non aver potuto lottare fino alla fine per salvarci sul campo. Lo avremmo meritato, purtroppo non ce n’è stata data possibilità. Mi auguro un giorno di poter tornare a Torre Annunziata per gioire insieme ai tifosi di importanti vittorie sportive perchè il Savoia e Torre Annunziata devono rinascere per recitare un ruolo di primo piano nel calcio vero”.
Parole di cuore, parole vere. Grazie Aldo!
(Redazione)