VERSO IL BARLETTA. L’ultima volta al Giraud decise Venditto L’attaccante torrese racconta la vittoria in extremis del 2008. Il tecnico La Cava: “Eravamo un buon gruppo”. Sul Savoia di oggi: “Ha un calciatore che impiegherei anche in serie A”

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vendittoProtagonisti di un Savoia “controverso”, quello edizione 2007-’08. Sergio La Cava e Aurelio Venditto provano a ricordare, da tecnico e da giocatore, la stagione e il momento topico di quel campionato che coincide proprio con la gara contro il Barletta, all’epoca primo in classifica, battuto dopo una gara vibrante disputata davanti al pubblico delle grandi occasioni (i bianchi bissarono il successo dell’andata al ‘Puttilli’ con Agovino in panchina). Partiamo dal goleador di giornata.

Aurelio, descrivici l’azione del gol.

La ricordo come fosse ieri: mancano pochi minuti al termine di un match combattuto e che stava scivolando verso lo zero a zero. Vitale prende palla e si invola verso la porta, ai sedici metri prova a piazzare il tiro ma il portiere (Liccardi ndr) respinge, lo stesso Vitale recupera la palla e di tacco me la passa. Non ci penso due volte, lascio partire un rasoterra che, pur toccato dal portiere, finisce in rete. Una gioia indescrivibile per me, tifoso e calciatore del Savoia e che “sentivo”particolarmente la partita contro la prima della classe. Fu apoteosi per i 4.000 del Giraud”.

Passiamo a La Cava. Mister, che squadra era quel Savoia?

“Un buon gruppo. Avremmo potuto disputare tranquillamente i play-off e giocarcela fino in fondo. Avevamo raggiunto un ottimo equilibrio e potevo godere di gente del calibro di Incoronato al meglio delle sue potenzialità, De Rosa, davvero esplosivo, Scognamiglio che dietro giganteggiava. Gente che mi dava affidamento e su cui potevo contare nei momenti difficili”.

Dopo Barletta, però, il giocattolo si è rotto. Aurelio, cosa avvenne?

“C’erano problemi con l’allora presidente Giannatiempo. Si diffuse la voce che fossimo regolarmente pagati ma non era vero. Il fatto alimentò molto malcontento tra i tifosi, un disagio che vissi molto male da torrese”.

Mister, perchè decise di dimettersi?

“Da allenatore vedevo una squadra distratta da problemi extracalcistici. Non c’era più l’applicazione che chiedevo e capii che non potevo ottenere più di tanto da gente deconcentrata. Preferii farmi da parte nonostante la società avesse insistito perché restassi e nonostante percepissi un regolare stipendio”.

Voliamo all’oggi.

Aurelio, segui il Savoia?

Non con assiduità. Ma quel tanto da poter dire che sabato contro una buona squadra come il Barletta contano moltissimo le motivazioni in una partita non semplice ma che possiamo fare nostra con una gara accorta, limitando al massimo le sbavature. La salvezza, in cui spero ardentemente, passa anche da queste gare da vincere a tutti i costi”.

Ti sei allontanato dal calcio, come mai?

Non gioco da due anni per un infortunio al ginocchio. Attualmente mi limito a tornei amatoriali. Amo troppo questo mondo perché possa tirarmi totalmente fuori. Anzi, un pensierino a rientrare lo sto facendo”.

Hai qualche rammarico per quel che poteva essere e non è stato?

“Diciamo che il fisico non mi ha aiutato. Ho fatto molti sacrifici per poter essere sempre all’altezza della situazione e migliorarmi ma si arriva sempre ad un capolinea e quando capisci che sei lì devi mettere un punto fermo e pensare ad altro. Comunque sono soddisfatto per quel che ho dato e per le soddisfazioni che mi sono preso”.

Mister, cosa pensa di questo Savoia?

“Attualmente sono impegnato con l’Isola Liri, ma seguo sempre i bianchi perché la piazza mi è rimasta nel cuore. Penso e credo che il Savoia si possa tranquillamente salvare anche perché il cambio di allenatore sembra aver portato la svolta in positivo. E poi, ha un giocatore che impiegherei anche in serie A per quanto ha dato, dà ed è ancora in grado di offrire alla platea e a questa maglia. Lascio a voi il nome…”.

(Matteo Potenzieri)





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