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L’AVVERSARIO DI TURNO. Il Melfi Riprende l’appuntamento dedicato alle antagoniste del Savoia. A parlare è l’ex Visconti: “Siamo una squadra giovane. Indimenticabile la finale di Foggia”

L’AVVERSARIO DI TURNO. Il Melfi

28-08-2014 – C’eravamo lasciati con la scheda del Città di Messina, era l’ultima dello scorso campionato. Oggi riprendiamo il nostro appuntamento fisso settimanale con l’AVVERSARIO DI TURNO. Siamo tra i Professionisti ed il primo screening lo facciamo al Melfi, squadra che sulla carta sarà tra il novero delle rivali dei bianchi per la lotta alla permanenza in categoria.

L’AVVERSARIO – Da undici anni in C2, grazie al lusinghiero quinto posto della scorsa stagione, il Melfi ha conquistato una storica Lega Pro Unica. Confermatissimo il tecnico Bitetto, la società lucana per tradizione e necessità di cassa, rivoluziona la rosa trattenendo il portiere Perina, i difensori Dermaku, Annoni, Amelio e Libutti, il centrocampista Tortori. I nuovi ingaggi rispondono ai nomi dell’estremo Gagliardino, 5 presenze nel Cuneo ma di proprietà della Juventus, dello stopper Colella dal Monopoli via Bari, di Di Filippo, giunto in prestito dal Lanciano e Costanzo, prelevato dalla Primavera della Fiorentina. In mediana i volti nuovi sono quelli di Spezzani, metodista proveniente dalla Pro Vercelli via Verona, Guerriera, 31 presenze con il Messina nel torneo appena conclusosi, Tundo, un under giunto dal Matera e Agnello. In prima linea, spazio a Campagna, già del Barletta, e Berardino, attaccante ex Chieti.

FUORI DALLA COPPA – Vittoria allo ‘Zaccheria’ di Foggia con gol di Libutti. Per il passaggio di turno della Coppa Italia, sarebbe bastato un pari interno con l’Ischia. Arriva invece un ko (1-2, rete di Agnello) che sancisce l’eliminazione dei gialloverdi.

IL GRANDE EX – Tre anni al Savoia conditi da una promozione in C1 nello spareggio di Foggia opposti al Matera. Cento presenze in maglia bianca e un pezzetto di cuore lasciato a Torre Annunziata. Pasquale Visconti, preparatore dei portieri e vice di Bitetto, è ben lieto di scambiare quattro chiacchiere con SoloSavoia.it raccontandoci un po’ la realtà calcistica melfitana.

Visconti, che squadra è il Melfi?

“Siamo un undici giovane, rinnovato per 7-8/11 ma che ha una gran voglia di fare bene, raggiungendo l’obiettivo salvezza che è la nostra priorità ed il nostro vanto da qualche anno a questa parte. Tenere alto il nome di questa cittadina è per noi motivo di grande orgoglio”.

A che punto siete della preparazione?

“Per ovvi motivi non possiamo essere al 100% anche perché siamo partiti in ritardo. In compenso, un robusto rodaggio con squadre di buon livello oltrechè le due partite di Coppa, ci hanno permesso di raggiungere un discreto livello di preparazione ed una buona forma fisica. L’entusiasmo e la voglia di misurarsi con piazze importanti e di grande blasone farà il resto”

Un incoraggiante esordio a Foggia, poi il capitombolo interno con l’Ischia.

“Mai come in questo caso vale il detto: “ Calcio d’agosto non ti conosco”. Buona gara in Puglia altrettanto in casa fino al ventesimo del primo tempo, poi una disattenzione che ha cambiato l’inerzia della gara e da lì è maturato il ko ed una prestazione non all’altezza delle aspettative. A parziale scusante, devo anche dire che, per favorire il rientro dell’Ischia sull’isola, abbiamo deciso di giocare ad un orario, le 16, in cui il caldo torrido l’ha fatta da padrone. Sono però partite come queste che ti aiutano a capire come e dove intervenire per adeguare l’organico ad un torneo che si annuncia difficilissimo. Lo faremo certamente”.

Il duo Bitetto-Visconti funziona e bene già da qualche anno. Ha lavorato anche con Bucaro ad Avellino, non è che ambisce al salto di qualità?

“Allenare la prima squadra non rientra nelle mie ambizioni personali. Sono contentissimo del mio ruolo di preparatore dei portieri e come vice e mi sta più che bene così. Del resto, le mie soddisfazioni me le prendo quando leggo che numeri uno come Frison, Scuffia o Bindi, gente che ho contribuito a formare, sono protagonisti nelle serie superiori”.

A proposito di Bucaro, può delinearci un ritratto del neo mister del Savoia?

“Una persona per bene ed estremamente competente. Per quella che è la mia esperienza con lui, ritengo sia un tecnico sprecato per la categoria. Ad Avellino mi ha insegnato molto, innanzitutto a ragionare da  allenatore e non da giocatore che è cosa ben diversa e per me molto difficile dal momento che ho smesso a 42 anni. Gli auguro tutto il bene possibile e un po’ più di fortuna in più che, anche nel calcio, non guasta mai”.

Vogliamo parlare un po’ del ‘suo’ Savoia?

“Come dimenticare i 6000 dello Zaccheria? Anche se fosse solo per quelle emozioni che ho provato potrei già dire di essere legatissimo alla piazza torrese. Ma non è così. Ho trascorso tre anni intensi con l’ultimo davvero indimenticabile. Nessuno credeva nella promozione ma il gruppo era solidissimo. Avevamo una gran fame di vittorie e De Canio fu abile a toccare questo tasto pur in un marasma societario che non prevedeva la voce “pagamento stipendi”. Ricordo che il mister era sempre in nostra compagnia e questo ha contribuito non poco a creare quel filo invisibile che ci teneva legati tutti, uniti per una sola causa: la vittoria del campionato che era nelle possibilità di quella squadra forte di gente come Ambrosino, Lunerti, Amura, solo per citarne alcuni.”

Uno a uno dopo il primo tempo contro una squadra fortissima e dotata di individualità di altra categoria come Tatti, De Solda, Landonio. Cosa vi disse De Canio negli spogliatoi?

“Ci ha dato la carica sottolineando che eravamo più pronti a livello fisico, che stavamo giocando benissimo e che non dovevamo temere nessuno. Tanto bastò  perché nella ripresa si vedessero undici molle in campo pronte a schizzare dappertutto. Il gol di Donnarumma fece il resto”.  

(Matteo Potenzieri)





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