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CRESCIUTO IN FRETTA. Mario Luce si racconta Intervista al rampollo di patron Lazzaro. “Mi sento grande quando vado da mio padre. Spero di festeggiare insieme a lui e tutta Torre la Lega Pro”

CRESCIUTO IN FRETTA. Mario Luce si racconta

25-01-2014 – Una vita ‘trasformata’ in pochi mesi. A soli 23 anni per Mario Luce (nella foto) quante novità: dal divertimento sul campo di gioco con la maglia del Gladiator, chiuso dopo i fatti nei play-off contro il Foggia, alla dura realtà coincisa con la vicenda che ha colpito suo padre lo scorso novembre. Ed oggi? Chi è Mario Luce? Di sicuro un ragazzo che ha ancora tanta voglia di divertirsi ma che è dovuto crescere per necessità, scalando, in un sol colpo, le vette della maturità. Ma alcuni punti fissi ci sono, restano vitali nella sua solarità: il padre, il calcio, il Savoia. E con esso la tifoseria. SOLOSAVOIA.IT gli ha voluto dedicare un’intervista speciale nella quale abbiamo parlato di tanti temi, comprendendo quanto, dalle sue parole, venga fuori una carica unica, uno spirito di rivalsa, la voglia di riabbracciare al più presto suo padre per festeggiare insieme ai torresi e chiudere, definitivamente, una brutta parentesi.

MARIO L’ULTRA’ – Di certo la sintonia nata tra il rampollo del presidente Lazzaro e la piazza torrese è stato immeditato, travolgente, al punto che Mario ad Agropoli e nell’ultima trasferta col Torrecuso ha vestito i panni dell’ultrà per seguire la partita tra la sua gente che l’ha adottato e gli è stato vicinissimo per non fargli mancare affetto e solidarietà in questi terribili tre mesi.

L’empatia che si è creata con i tifosi non consoce limiti. Tutti lo osannano, è un vero e proprio beniamino per i torresi.

“Da premettere che io ho sempre avuto un ottimo rapporto con i tutti tifosi nelle piazze in cui ho giocato. Non ci metto molto a farmi volere bene. Al di la del calcio, mi reputo un ragazzo semplice, umile e molto disponibile con tutti e mi sa che Torre Annunziata lo ha capito subito. Il mio rapporto con i tifosi del Savoia è speciale e spero rimanga tale per tutta la vita”.

Cosa ti ha fatto innamorare di questa piazza?

Ero già preso emotivamente nell’aver visto osannare mio padre quest’estate da migliaia di tifosi. Vedere e sentire l’affetto e il supporto morale che quotidianamente ci stanno dimostrando con cori, striscioni, messaggi e chiamate da ogni parte del mondo, mi regala ogni volta un’emozione. E’ un qualcosa che va veramente al di la del calcio. Grazie a tutti, da parte mia e soprattutto grazie da Lazzaro Luce!”.

Su facebook Mario ha raggiunto il limite massimo di amicizie per un profilo privato (4999). E’ ormai un ‘personaggio pubblico’.

“Non mi aspettavo di legare con cosi tante persone ma non mi sento un personaggio pubblico, mi sento solo il primo tifoso del Savoia e ce la metterò tutta per regalare grandi gioie a questa fantastica piazza”.

SCARPETTE AL CHIODO – Fino alla scorsa stagione, Mario era punto inamovibile nella difesa del Gladiator, poi la squalifica dopo il ‘furto’ subito dal Foggia nei play-off promozione e la necessità, anzitempo, di chiudere la sua carriera.

Come stai vivendo la tua prima stagione da ‘ex calciatore’?

La verità? Male. Non è stato facile cambiare stile di vita all’improvviso ma soprattutto non è facile sentire la Curva Sud e non poter scendere in campo a lottare per loro. Ma nel mio piccolo spero di trasmettere la mia carica agonistica all’intera squadra in ogni momento della partita da bordo campo. La vivo con loro, sono con loro”.

AMICI VERI - All’indomani della vicenda che ha coinvolto suo padre, le redini della società sono state prese dagli amici di sempre: Manca, Santaniello, Marciano.

Qual è il tuo rapporto con loro, le persone più vicine a tua padre?

“Buono, di profondo rispetto. Certo, non andiamo d’accordo su tutto ma alla fine troviamo sempre un punto d’incontro, ed è questa la cosa più importante per noi ma soprattutto per il progetto Savoia. Li ringrazio pubblicamente per i sacrifici che stanno facendo. E’ solo grazie a loro se il Savoia e’ una macchina perfetta. Non dimenticherò mai tutto quello che stanno facendo per mio padre, per la famiglia Luce e per Torre”.

Un rapporto speciale Mario ce l’ha con il diesse. Forte il legame con suo padre, intenso quello con lui.

“Simonetti è un grande uomo, un grande direttore sportivo. E’ stato capace di allestire una squadra di altissimo livello insieme a mio padre”.

IL DIRETTORE GENERALE – Mario è soddisfatto della decisione di ampliare l’organigramma societario.

Ritiene una scelta giusta quella di Francesco Maglione.

“Abbiamo finalmente completato il nostro organigramma, lo abbiamo fatto con una persona seria e competente. Ci farà migliorare molto e ci condurrà, insieme al direttore sportivo Simonetti, a coronare il sogno di tutta la città. Lo conosco dai tempi dell’Avellino, quando mi permise di festeggiare nello spogliatoio del Partenio, con la prima squadra, la promozione in serie B contro il Foggia di Fabio Pecchia. Furono emozioni indescrivibili che presto tornerò a vivere a Torre Annunziata”.

QUEL TERRIBILE GIORNO – Mario non dimenticherà mai il mattino del 7 novembre. La vicenda che ha colpito suo padre lo ha segnato.

Com’è cambiata la tua vita?

“Sono cambiate molte cose, non tutte, certo. Ma è davvero frustante aver subito un’ingiustizia simile. Ringrazio la mia fidanzata e la mia splendida famiglia in primis, che insieme mi stanno dando la carica di sorridere sempre e di dare la forza a mio padre di lottare quotidianamente”.

IL LUCE-PENSIERO – Ogni sabato tuo padre postava le sue idee su facebook. Tutti aspettavano un appuntamento divenuto ormai fisso.

Adesso ci sei tu a dedicare messaggi al popolo torrese.

“Papà aveva un rapporto speciale con tutti ed io spero in qualche modo di non far mancare l’affetto e la stima che nutre nei confronti dei tifosi del Savoia. Mi auguro che presto possa tornare a postare i suoi messaggi che danno una carica unica”.

Questa settimana cosa ti senti di scrivere ai tifosi?

“Poche parole: UNITI per VINCERE!”.

IL SALUTO DEL PRESIDENTEEssersi ritrovati, in un solo colpo, l’uomo di casa è una responsabilità non da poco.

Ti senti già grande?

“Divento grande solo il giovedì quando vado a Lanciano da mio padre e senza perdere secondi preziosi gli spiego tutte le vicissitudini del Savoia, gli allenamenti della squadra, la sintesi della partita precedente e le notizie di quella successiva e soprattutto gli canto ad alta voce i cori che lo stadio gli riserva ogni domenica. Lui saluta tutta Torre Annunziata, il suo Savoia, la sua gente, con il grande cuore che tutti conoscono”.

MOMENTI DI GIOIAChiudiamo questa parentesi per aprirne un’altra legata all’attualità calcistica.

In settimana sul video di SOLOSAVOIA hai visto le immagini della gioia dei giocatori e dei dirigenti dopo la partita, con i canti e i cori sul bus e sull’aereo. Cosa hai pensato?

“Cosa ho pensato? Meno male che sono rimasto al Giraud! Perché avrei sofferto sul campo ma ho goduto enormemente nel vedere tante ma tante persone rosicare. Per fortuna che ero a Torre. L’unico rammarico è che sarei voluto essere con voi nei momenti in cui facevate quelle riprese. Non oso immaginare le sensazioni che avete provato ma sono convinto siano solo un anticipo di quanto accadrà a fine campionato”.

LA SQUADRA – Un’ultima domanda, scherzosa stavolta.

Chi è il giocatore più divertente del gruppo?

“Vivo molto lo spogliatoio, sono dei ragazzi straordinari. I più simpatici sono Carotenuto e Di Pietro, ma anche  Ruscio, Del Sorbo, Terracciano, Tiscione, Longo, Esposito…  insomma quasi tutti. Ho un rapporto molto sincero con ognuno di loro e sono fiero di aver scelto questi uomini insieme a mio padre e al ds!”.

I più seri?

“Criscuolo e Manzo senza dubbio”.

Un tuo giudizio finale sulla squadra

“E’ una macchina da guerra”.

(Giovanni Caracciolo)





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