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GUERRIERO. De Liguori, l’esperienza che fa la differenza L’anima del centrocampo oplontino si confessa a SOLOSAVOIA.IT: “Contro il Montalto si è rivista la forza del gruppo. Siamo primi e vogliamo restarci”

GUERRIERO. De Liguori, l’esperienza che fa la differenza

03-12-2013 – Esattamente un mese fa l’infortunio alla spalla nella gara con la Vibonese vinta per 2-0. Quel pomeriggio del 3 novembre apriva un trend negativo. Sono seguite due vittorie di fila, poi due sconfitte, a Pomigliano e Gioia Tauro, che hanno lasciato il segno. Sarà stato anche un caso ma senza il suo metronomo, l’anima vera del centrocampo, il Savoia sembrava aver perso di personalità e di conseguenza non riusciva più ad esprimersi col piglio vero di padrone assoluto del torneo. Fortunatamente, contro il Montalto, il guerriero è tornato e con lui il gioco di squadra. Stiamo ovviamente parlando di Vincenzo De Liguori (nella foto).

IL GUERRIERO – Modesto di natura, di poche parole per carattere, Vincenzo ama poco raccontare se stesso, ancor meno esaltarsi. Eppure, è un dato oggettivo, questa squadra è imprescindibilmente legata a lui, al suo spirito combattivo, tipico di un vero guerriero.

“Vi ringrazio per il complimento. Ho letto proprio nelle vostre pagelle del lunedì che mi definivate il guerriero di questa squadra. Ammetto che mi fa piacere perché è questo lo spirito con il quale affronto ogni partita. Ma non sta a me evidenziare pregi o difetti. Per questo c’è l’allenatore e la stampa. Io cerco sempre di dare il massimo, a volte mi riesce, a volte no, ma questo sta nel gioco”.

Non c’è dubbio che nella faraonica campagna acquisti estiva il Savoia abbia puntato sull’esperienza e le qualità di De Liguori.

“Lo so. La società ha sostenuto un importante esborso economico per me e già per questo non posso fare altro che impegnarmi al massimo per ripagare tanta fiducia. Mi sono immedesimato da subito nel grande progetto voluto dal presidente Luce e farò di tutto per raggiungere l’obiettivo prefissato”.

Gargiulo ‘orfano’ del suo mentore sembrava quasi smarrito. Domenica è tornato anche lui a splendere di luce propria.

“Le nostre caratteristiche si compensano. Lui ed Andrea (Di Pietro ndr) sono molto simili. Il mister ha a disposizione una rosa competitiva e può scegliere sempre chi è più in forma”.

IL PIRLO DEI BIANCHI – De Liguori ci consentirà un parallelo. La Juve domenica pomeriggio ha perso Pirlo per infortunio, per lui circa 40 giorni di stop. Un po’ come il Savoia quando ha dovuto rinunciare per quasi un mese a De Liguori. Assenze che pesano nell’economia di squadre vincenti.

Cosa significa per un gruppo perdere il punto di riferimento?

“Pirlo è l’idolo per tutti i centrocampisti, lo ammiro da sempre. Sono convinto che in questa squadra ci sono tanti giocatori di gran valore. Sarebbe riduttivo legare tutto ad un calciatore. E’ chiaro comunque che in ogni gruppo ci siano singoli elementi che rivestono un ruolo particolare per i compagni e questo è un qualcosa che va al di là delle doti tecniche, sta nel carattere, nella capacità di far sentire la propria personalità a tutti”.

TORNATO IL COLLETTIVO – A Noto, nella prima sconfitta stagionale, De Liguori è stato tra i pochi a meritarsi un voto positivo, tra l’altro il gol del momentaneo pari è giunto proprio dal suo sinistro. Domenica scorsa il suo ritorno è coinciso anche con le rete del 2-1, fondamentale in un momento di stasi del match.

Cosa è cambiato dalla sconfitta di Noto al successo con il Montalto?

“Eccezion fatta che a Gioia Tauro, ho assistito da spettatore alle partite di Battipaglia, contro il Ragusa ed a  Pomigliano. Dall’alto la gara ha tutta un’altra visuale. In campo non ci accorgiamo di certe situazioni, dalla tribuna è tutto evidente. Non commento il gioco ma quello che ho notato di diverso domenica è stato il ritorno al collettivo”.

De Liguori ci chiarisce meglio il concetto.

“Basti guardare come hanno giocato Tiscione e Scarpa. Non solo hanno curato la fase offensiva ma, fino all’ultimo momento, si sono dannati l’anima per aiutare i compagni. Questa è stata la nostra grande forza nella prima parte del campionato e contro il Montalto si è rivista”.

Serviva una ‘sferzata’ come il recupero dell’Akragas per svegliarvi?

“Domenica per la prima volta rischiavamo, in caso di mancato successo, di non essere più primi, ma questo non ha influito sulla nostra gara. Avevamo troppa voglia di riscattarci per pensare all’Akragas. In settimana abbiamo parlato tra di noi e col mister per trovare le soluzioni dopo le due sconfitte. L’esito è sotto gli occhi di tutti”.

Eppure l’esultanza del Giraud non potevate non sentirla, il risultato degli akragantini ha coinvolto un intero stadio.

“Abbiamo saputo subito del risultato che stava maturando ad Agrigento. Figuratevi che a fine partita, quando abbiamo fatto il bianchi alè, sia noi che il pubblico avevamo il pensiero all’Esseneto. Ad un certo punto si era diffusa la voce che il Due Torri vinceva 1-3, poi abbiamo saputo del pari finale. Va bene lo stesso. E’ bello guidare la classifica e stavolta l’intenzione è di non fare altri passi falsi anche se nel corso di un torneo lungo e logorante come quello della serie D, specialmente se si affrontano lunghe trasferte, il passo falso è dietro l’angolo”.

(Giovanni Caracciolo)





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