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L’APPELLO. Non vietate il derby agli ultras torresi Ad un anno dallo sfortunato episodio di Pomigliano, il Savoia ritorna nella città vesuviana. I tifosi dei bianchi rischiano di non assistere al match

L’APPELLO. Non vietate il derby agli ultras torresi

17-09-2013 – E’ passato poco più di un anno. Era il 12 settembre 2012 quando, come un fulmine a ciel sereno, giunse la pesantissima mannaia del giudice sportivo che chiudeva lo stadio ‘Giraud’, a doppia mandata, per tre mesi. Una sanzione apparsa subito sproporzionata, confermata anche nel successivo grado di giudizio.

IL FATTO – A determinare tanta durezza fu l’incidente occorso ad un volontario della protezione civile in occasione del derby di Coppa Italia Pomigliano-Savoia del 26 agosto 2012. Un petardo, lanciato dal settore dei tifosi torresi, fu incautamente raccolto dal giovane Pasquale Beneduce, con le mani. In quel preciso istante il fuoco artificiale gli scoppiò tra le mani, causandogli un danno all’arto. La gara si svolse regolarmente ed il Savoia vinse sul terreno di gioco.

RIECCO IL POMIGLIANO – Nella formazione dei gironi, Pomigliano e Savoia sono stati inseriti nello stesso raggruppamento, non essendoci alcuna particolare rivalità tra le due tifoserie. Difatti, messa da parte la triste parentesi dell’incidente dello scorso anno, al ‘Gobbato’ i supporters biancoscudati sono sempre venuti in gran numero, senza che accadessero incidenti. Questo l’incipit che ha mosso i dirigenti della Lega ad inserire nello stesso girone le due squadre. Ma adesso, ad un settimana dal match, i fatti dello scorso anno sembrano tornare come un macigno sulla partita. Per tale motivo, è a serio rischio la presenza dei sostenitori ospiti.

IL BUON ESEMPIO – Già dopo la sentenza, una nostra inchiesta rivelò i due pesi e le due misure utilizzate per punire i bianchi, rispetto ad altri fatti avvenuti in serie professionistiche, dalla A alla Lega Pro, risoltesi con semplici ammende alle società. Questo è un dato di fatto, così come lo è il buon esempio che la tifoseria oplontina sta mettendo in essere dalla squalifica in poi. I tifosi si sono compattati ed hanno deciso di cambiare diametralmente rotta. Ammirare la Curva Sud è una spettacolo di sport ed entusiasmo. Tutta l’Italia ne parla. Lo scorso anno nelle uniche trasferte ‘libere’ a Palazzolo ed Agropoli, i sostenitori biancoscudati sono stati irreprensibili; quest’anno, a Rende, i tifosi del Savoia sono stati applauditi dagli avversari al termine dell’incontro. Domenica scorsa, contro l’Akragas, i canti e la gioia degli ultras hanno fatto parlare tanti. Sulla pagina ufficiale facebook della Lega di D, in più occasioni, con articoli e fotografie, si è evidenziato il grande calore del popolo biancoscudato. Insomma, una tifoseria esemplare che non va punita ma premiata.

IL PENSIERO DI LUCE – Il presidente non entra nel merito di quanto accaduto lo scorso anno, d’altronde non potrebbe essere altrimenti, considerando che non era a Torre,  ma preferisce evidenziare un concetto che riguarda l’intero mondo del calcio.

“I tifosi sono un elemento essenziale del nostro movimento. Io sono a Torre grazie a loro. E quando, a prescindere dal Savoia, si vieta ad una tifoseria di partecipare ad uno evento, per me è una sconfitta per il calcio. Mi auguro davvero che a Pomigliano possa essere permesso ai nostri tifosi di partecipare anche se da notizie sul posto, potrebbero esserci delle difficoltà. Noi attendiamo le decisioni degli organi superiori, senza alzare inutili polveroni”.

NON VIETATE IL DERBY – Bisogna guardare avanti con positività e la miglior soluzione per cancellare l’incidente al giovane volontario è quello di consentire alle due tifoserie di assistere insieme alla gara ed onorare il gioco del calcio, in una grande giornata di sport. I tifosi del Savoia hanno dimostrato di aver capito perfettamente l’atteggiamento da seguire ed è giusto consentirgli di partecipare alla festa di Pomigliano-Savoia. Chiudere il derby non risolverebbe nulla, sarebbe l’ennesimo errore di un sistema che dovrebbe fermarsi e riflettere, anziché vietare e basta.

(Giovanni Caracciolo)





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