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IL GOL PIU’ BELLO. Salvatore, man of the match Ad Acireale la prima realizzazione con la maglia bianca. La pace con i tifosi e la gioia di papà Nuccio nel giorno del suo compleanno: “Orgoglioso di mio figlio”

IL GOL PIU’ BELLO. Salvatore, man of the match

04-02-2013 – Ci sono volute 45 presenze per segnare il suo primo gol in maglia biancoscudata. Alla fine, tanto impegno e dedizione hanno pagato, così sabato sera, nel deserto del “Tupparello”, Francesco Salvatore (nella foto) ha regalato una vittoria tanto sofferta quanto importante per il destino del Savoia in questo torneo. Una bella storia come ne stanno venendo fuori tante in quest’ultimo scorcio di stagione. Ne abbiamo parlato col diretto interessato, ripercorrendo anche la sua precedente esperienza a Torre con le problematiche legate al rapporto coi tifosi, passando per Massimo Agovino e suo padre, quante sensazioni, tutte da raccontare.

GOL LIBERAZIONE – La terza rete ad Acireale, un colpo di testa da attaccante puro ha, in un colpo solo, lanciato il Savoia in terza posizione e messo in archivio il primo obiettivo stagionale: la salvezza.

“E’ vero, quel gol è stato molto importante. Ma non poteva essere altrimenti, visto che ci ho messo quasi tre stagioni col Savoia per segnarne uno! A parte gli scherzi sono consapevole che il successo di sabato sera ha confermato che abbiamo intrapreso la strada giusta. Volevamo vincere a tutti i costi quella partita e ci siamo riusciti, che poi abbia segnato io, ancora meglio. Certo, avrei preferito festeggiare la mia prima rete con la squadra del cuore, al Giraud, magari sotto la curva, vorrà dire che concederò presto il bis in casa”.

TIFOSI: PACE FATTA – Al suo arrivo nel novembre 2007, parte della tifoseria non la prese bene. C’era un precedente che non era piaciuto, risalente all’esperienza del difensore a Terzigno.

Francesco ricorda quei momenti, vissuti con difficoltà ma superati con carattere e determinazione.

“E’ stato un periodo molto difficile, ero più giovane, avevo vent’anni e confesso di essermi sentito a disagio. Ricordo un episodio che mi ha fatto molto male. Tornavamo da una gara di Coppa Italia a Quarto (era stato appena esonerato Agovino e in tribuna c’era Aita candidato ad essere il nuovo tecnico ndr), appena giunti a Torre, fui pesantemente contestato. Non riuscivo a capire il perché, mi sentivo confuso, disorientato, sono stato malissimo”.

Poi ci fu il chiarimento.

“Proprio così. I tifosi hanno capito quanto amassi questa maglia e fu messa una pietra sopra sul passato. Oggi quando ricordo quei momenti penso che mi hanno fatto crescere e maturare come calciatore e come uomo”.

Il gol di sabato sera con la corsa sotto lo spicchio di tribuna, all’esterno della quale c’erano gli ultras, ha rappresentato la definitiva pace?

“Diciamo di si. Gioire con loro è stato bellissimo. Ma ogni volta che a fine gara andiamo sotto la curva a cantare “bianchi alè”, è un’emozione che solo chi la vive può descriverla ed io ho la fortuna di poterla raccontare in prima persona”.

IL SUO MAESTRO – Quanto è maturato in questi anni Francesco Salvatore. Da calciatore rude, poco formato di cinque anni fa, ad  uomo d’ordine della difesa, jolly di valore.

Chi ha permesso questa crescita?

“Lo devo a Massimo Agovino che  ha sempre creduto in me, mi ha insegnato praticamente tutto. L’ho avuto al Terzigno, al Savoia ed all’Olimpia Agnonese. In Molise ho vissuto i due anni più importanti sotto il profilo della mia maturazione. Ho imparato la tattica, il modo di stare in campo, ho affinato il mio carattere. Non finirò mai di ringraziarlo”.

PADRE IN SOCIETA’… FIGLIO IN CAMPO – Tra gli ostacoli che Salvatore ha dovuto superare rientra anche la presenza di suo padre, Carmine, Nuccio per gli amici, nelle vesti di direttore generale dei bianchi.

Quante insidie ha nascosto questo ruolo?

“Non poche. Confesso che prima di tornare ad indossare questa casacca ci ho riflettuto molto. Mio padre è stato chiaro e mi ha messo in guardia dinanzi alle possibili difficoltà psicologiche che avrei dovuto affrontare ad avere lui in società. Non ho voluto saperne nulla. Era tanta la voglia di vestire il bianco che ho voluto fortemente il Savoia. Ed oggi ne sono fiero, ho fatto la scelta giusta”.

DIFESA IN EQUILIBRIO – Un dato di fatto è incontestabile, dall’arrivo di Francesco, cinque finora le gare disputate, la difesa è più quadrata. Catalano è tornato ad essere protagonista in positivo, Vitiello  ad Acireale è stato decisivo.

“Sabato Catalano ha disputato una gara ancora più intensa e di spessore rispetto a quella con la Vibonese. Vitiello ha fatto una parata determinante che fa il paio con l’intervento contro al Vibonese sul tiro di Brescia, quando ci ha messo le dita per far andare la palla sulla traversa e non in rete. Stiamo migliorando sempre più, l’intesa è forte, anche Pippo Scudieri si è perfettamente integrato. Adesso la difesa è un punto di forza di questa squadra, non più il tallone d’Achille”.

IL PENSIERO DI “NUCCIO” – Il momento del gol, papà Carmine l’ha vissuto in un angolo, era stato da poco allontanato dall’arbitro per proteste e stava guardando la gara dall’imbocco degli spogliatoi.

Quale il flash vissuto nell’istante in cui la palla ha varcato la linea di porta?

“Ho pensato ai tanti sacrifici fatti da Francesco per arrivare a quel momento, era il gol vittoria giunto proprio nel giorno del mio compleanno. Non avrei potuto sinceramente chiedere di più”.

Per il diggì è stato anche un momento di rivincita personale nei confronti di coloro che avevano criticato l’arrivo di Francesco al Savoia.

“Ero consapevole che dal momento in cui mio figlio avesse indossato questa maglia sarebbero piovute critiche, anche perché stavamo attraversando un periodo negativo. Qualcuno diceva che era un disegno che avevo preparato da mesi e iniziato con l’esonero di Vitter. Nulla di più falso, mio figlio sta dimostrando il suo valore sul campo. Quando Nicola Dionisio mi disse che c’era bisogno di un difensore centrale, ho proposto Francesco, certo del suo valore. Ho poi parlato con lui per spiegargli tutte le difficoltà cui andava incontro. Gli ho detto che se un giocatore “normale” deve dare il 100%, da Francesco, solo perché era mio figlio, tutti si sarebbero attesi il 110-120%. Il ragazzo mi ha rassicurato ed ha firmato. Nella sua scelta ha dimostrato un carattere ed una determinazione tale che mi ha reso orgoglioso di essergli padre”.

(Rodolfo Nastro)





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