30-10-2012 – Quanti incroci nel derby di Cava. Da quelli dei calciatori con De Rosa, Manzi, Guarro ed Esposito, tutti ex, ai dirigenti, con Nicola Dioniso e Gennaro Brunetti, protagonisti di un recente passato nella cittadina metelliana. Abbiamo ascoltato proprio gli uomini di società che hanno raccontato l’intensa esperienza vissuta con gli aquilotti, dai successi al fallimento, al triste epilogo di una vita spezzata in una notte.
DIONISIO – 5 anni a Cava, due play off, una promozione diretta in C1, con lui la Cavese ha ottenuto la più lunga striscia positiva di risultati e punti della sua storia. Numeri impressionanti che la dicono lunga sulla lungimiranza della gestione Dionisio. Arrivato con Cutillo presidente, rimasto con Della Monica. Poi dopo un lustro la volontà di lasciare.
“Un’esperienza intensa, bellissima, vincente. A Cava avevamo costruito qualcosa di importante, mantenere livelli così alti non è stato facile ma con una gestione oculata abbiamo portato avanti un progetto condiviso da tutti. Poi ho capito che qualcosa era cambiato e non c’erano più le condizioni per andare avanti. Non a caso, dopo il mio addio, nei due successivi anni è stato dilapidato tutto quanto avevo costruito e la società è fallita”.
Un unico grande rammarico c’è.
“La semifinale play off persa contro il Foggia. Mastronunzio segnò al 94’ e lì finirono i nostri sogni di approdare alla finale contro l’Avellino che, sono certo, avremmo vinto. Il calcio sa essere anche crudele e quella volta l’ho provato sulla mia pelle. Basti pensare che avevamo già programmato la B che avrebbe visto Zeman in panchina”.
Dionisio è tra i pochi dirigenti di calcio che ha vissuto esperienze in piazze calde e rivali tra loro, Cava ed Avellino da una parte, Benevento ed adesso Savoia dall’altra, lasciando sempre un gran ricordo con l’apprezzamento di tutti. Quale il segreto?
“Ho sempre operato con professionalità. Ogni volta che entro in un progetto metto tutto me stesso e dò il massimo per la società che mi ha dato l’opportunità di operare. Se a questo aggiungo che ho sempre avuto un profondo rispetto per le diverse tifoserie, ecco spiegato il mio segreto. Non mi piace fare chiacchiere ma fatti concreti. Ritengo che a Torre, in questi primi mesi, già se ne siano resi conto”.
Che accoglienza troverà al “Simonetta Lamberti”?
“Credo che la tifoseria mi accolga bene, nonostante qualcuno, abbia letto il mio addio come un tradimento. Forse qualche sporadico fischio ci sarà, anche perché ora faccio gli interessi di una squadra avversa. Tutto finirà lì. La società è nuova e non ho mai avuto modo di lavorarci”.
BRUNETTI – Una vita professionale e non solo vissuta a Cava. Ben 21 gli anni di permanenza nella società metelliana per l’attuale direttore amministrativo dei bianchi. Due le parentesi. Una prima durata 15, la seconda, per buona parte insieme a Nicola Dionisio, per altri 6 anni. Quasi un quarto di secolo con tante cose da dire, da raccontare. Momenti belli e brutti che Brunetti rivive come il flash back di una vita. La sua esperienza cavese si è conclusa con il fallimento della società.
“E’ un’onta incancellabile. E’ come se in un istante si fossero gettati all’aria anni di sacrifici, di lavoro ed impegno per una causa alla quale hai dato tanto. Ricordo ancora gli ultimi momenti di vita della vecchia società e vi assicuro che non li auguro a nessuno per il modo in cui li ho vissuti in prima persona”.
Ma il ricordo più forte di Brunetti è legato ad un momento esaltante e tristissimo allo stesso momento. E’ lui a svelarcelo, evidenziando la grande umanità di cui è dotato.
“Che bella la promozione diretta in C1. Gioia incontenibile che, purtroppo, è scomparsa nel giro di pochissime ore, la stessa sera del salto di categoria, abbiamo perso una vita, quella di Catello Mari, scomparso in un tragico incidente stradale. Un ragazzo fantastico, quel giorno chiedeva solo di divertirsi, il disegno del destino gli ha riservato un triste epilogo. Ho ancora negli occhi quei momenti e vi confesso che resteranno indelebili nella mia memoria”.
(Rodolfo Nastro)