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Ianniello: “Vi svelo il segreto di questo grande Savoia” Il centrocampista oplontino, punto di riferimento per i compagni, racconta la sua esperienza a Torre Annunziata

Ianniello: “Vi svelo il segreto di questo grande Savoia”05-09-2012 – Il successo è sempre figlio del sacrificio, della costanza, dell’unità di intenti, frecce nell’arco di un Savoia che con questo positivo inizio di stagione ha messo in chiaro le proprie “intenzioni”. Se a questi elementi, poi aggiungiamo un mix di esperienza e imprevedibilità giovanile, il risultato non può essere casuale. Di questa forza dei bianchi ne è convinto uno degli uomini simbolo, quel Ciro Ianniello (nella foto), torrese d’adozione, alla sua terza esperienza a Torre Annunziata.

“Complessivamente è da cinque anni e mezzo che vesto questa maglia e devo ammettere che, giorno dopo giorno, sono sempre più convinto di questa scelta. La chiamata del Savoia per me è stata una priorità. Non ho esitato a lasciare la C a Palma, per venire in Eccellenza a Torre. Questa casacca lascia, in chi la indossa, un attaccamento che non si può spiegare”.

E’ soddisfatto Ianniello, una serenità in campo e fuori che ne fà un punto di riferimento per i compagni. Lo raggiungiamo mentre è con la sua famiglia ed è ben lieto di raccontarci le sue sensazioni. Ed è musica per il popolo oplontino quando afferma…

“Non mi nascondo nel dire che questa squadra ha tutte le carte in regola per poter arrivare lontano. A Pomigliano prima, in un clima di tensione, a Ragusa poi, contro una squadra di spessore, abbiamo dimostrato maturità vincente. Siamo stati in grado di sacrificarci tutti, di soffrire ai loro attacchi senza mai perdere la concentrazione, senza disunirci. Poi nel momento giusto abbiamo colpito con estremo cinismo. E queste, statene sicuri, sono caratteristiche di un gruppo determinato a raggiungere un grande obiettivo”.

L’esperienza non manca a Ianniello. Ha vissuto tre momenti diversi della recente storia dei bianchi. La vittoria del campionato di Eccellenza e poi la D con la promozione sfuggita nel girone di ritorno, con Pasquariello. La finale play-off persa a Sorrento nell’era Matachione. Ed ora? Quali le differenze?

“C’è una società forte con ruoli ben definiti. La tifoseria ci è vicina ed è piena di entusiasmo. E’ stato bellissimo tornare domenica notte alle tre ed essere accolti da duecento ultras festanti. Non mi era mai capitato ed è un episodio che non dimenticherò. E poi la squadra. Ognuno si assume le sue responsabilità, e non parlo solo degli over. Ci sono ragazzi che hanno un grande futuro e già una mentalità giusta. Nessuno opera fuori dagli schemi. Tutti sono partecipi. Basti vedere come ai gol di Ragusa hanno festeggiato allo stesso modo i giocatori in campo e la panchina, nessuno escluso. Quelle reti non appartenevano ad Incoronato o Ianniello ma al Savoia, alla squadra, ai tecnici e sono stati frutto di sacrifici e di una lunga ma costante crescita”.

Un successo, dunque, che parte da lontano. E’ questo il vostro segreto?

“E’ proprio così. Parte dallo scorso campionato. Dal pubblico ritrovato al Giraud. Dalla bellissima cornice di tifosi contro il Gladiator. Dalla vittoria della Coppa Italia ad Avellino e dell’esaltante cavalcata in campionato. Poi quando a luglio ci siamo ritrovati in ritiro, vecchi e nuovi, ci è bastato uno sguardo, il primo allenamento per trovare un’intesa che sta continuando. Possono anche capitare battibecchi tra di noi, ma cinque minuti dopo tutto è finito e siamo più uniti di prima. Questo è il nostro segreto, il segreto di un grande Savoia”.
(Rodolfo Nastro)





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