01-07-2010 – Tutto si può comprare: il cuore, la storia no! Quante volte in momenti più o meno recenti, in serie diverse, si è tentato, pur entrando in punta di piedi, di “imporre” una seconda squadra cittadina alla fede di un intero tifo. Tutte esperienze fallite. Come non ricordare l’Atletico Catania che, in assenza del mitico Catania del presidente Massimino, aveva sfiorato la serie B in un bellissimo doppio confronto di semifinale play-off proprio contro il Savoia. L’attualità che dice? Il vecchio cuore rossoblù è rinato ed è in serie A, e l’Atletico Catania? E’ rientrato nell’anonimato, come giusto che fosse. Ma se questo non accade? L’esempio è il Chievo Verona, espressione di un quartiere della città scaligera. Il Chievo è in A ma, ogni domenica, pochi intimi sono al Bentegodi. L’Hellas Verona, la vera squadra gialloblù è in C1, ha perso una finale play-off ma, al Bentegodi, in occasione dello scontro promozione contro il Pescara, lo stadio era stracolmo. Tanti altri sarebbero i casi ma ci fermiamo qui per riflettere su quanto sta accadendo, in casa nostra, sul glorioso vessillo biancoscudato. C’è da chiedersi il perchè della decisione del presidente dell’Atletico e di qualche suo amico di uscire allo scoperto, di gettare la maschera di ipocrisia di 10 anni di attività agonistica, all’ombra del Savoia, per modificare la denominazione e chiamarsi Asd Savoia 1908? Chi lo ha chiesto? Pensare di poter conquistare la fede di un intero popolo che, da sempre, vede nella maglia bianca un elemento d’orgoglio, soltanto “impossessandosi” di un nome, di una data è quanto di più sbagliato. Non sarebbe stato meglio mantenere la denominazione di Atletico Savoia e con i fatti concreti far avvicinare i tifosi alla seconda squadra cittadina? Nel cuore dei torresi c’è il Savoia 1908, quello scomparso nella gestione Pane, quello “rinato” con Dario Pasquariello e giunto, con pochissimi acuti e tante mortificazioni alla seconda “fine” lo scorso settembre. Quante le responsabilità, quante le colpe. Ricercarle nelle gestione degli avventurieri che si sono susseguite in questo decennio è cosa evidente. Eccezion fatta che per le parentesi Pasquariello e Matachione, il resto è buio. Si è riusciti a far desistere Nazario Matachione dal continuare il suo progetto solo perché al terzo anno di gestione, il professionista di Torre del Greco voleva puntare sui giovani, acquisendo le nuove leve dalla squadra juniores che si era fregiata del titolo di Campione d’Italia. A qualcuno questo non piacque e Matachione dovette lasciare, il settore giovanile è scomparso. Il resto è storia che tutti conosciamo, con un tristissimo epilogo. In questi mesi qualcuno di buona volontà ha cercato di riprendere il filo della speranza e far rinascere, per la terza volta, la casacca biancoscudata. Non c’è riuscito, per propri limiti, per continui ostacoli, per pecche evidenti. Se è vero che c’è da registrare il ritorno, in grande stile, della Casertana tra i professionisti, addirittura in C1, dopo aver effettuato la fusione con il Real Marcianise. Evidentemente altrove è possibile, a Torre Annunziata tutto è impossibile. Ed ecco che la seconda squadra cittadina, da sempre ai margini, ha alzato la testa. La gestione del Giraud, finalmente pronto (o quasi), una torta servita su un piatto d’argento. Il fallimento del tentativo di far rinascere il Savoia, una tifoseria confusa, delusa. Quale occasione migliore per uscire allo scopeto. Ed ecco il comunicato stampa, la conferenza stampa, le dichiarazioni, tutte verso un unico obiettivo. L’Atletico Savoia prima squadra di Torre Annunziata, fregiandosi dello scudetto del Savoia. Un vero scandalo, tutto sbagliato. L’Atletico potrà trasformasi come e quando vuole, potrà mutare pelle ma rimarrà sempre la seconda squadra della città, pur in assenza della prima!!! Dieci anni di attività non hanno nulla a che vedere con cento anni di storia del calcio.(di Rodolfo Nastro)